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Le adolescenti vivono il sesso senza preoccupazioni

Sanihelp.it – Sono giovani. Sono sessualmente attivi, ma terribilmente disinformati sulle malattie che si possono contrarre durante l’atto sessuale, sull’importanza dell’individuazione precoce dopo l’eventuale contagio e sui metodi di protezione/prevenzione. Tale disinformazione sta portando a una preoccupante ascesa di alcune infezioni come quelle batteriche da Clamidia e virali da virus del Papilloma.
È questo il quadro che emerge da uno studio pluriennale compiuto dalle S.C.U. di Clinica Ostetrica e Ginecologica e di Igiene e
Medicina Preventiva dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste.


L’età del primo rapporto si è abbassata notevolmente: dalle dichiarazioni di 1.030 pazienti emerge che il 10% inizia l’attività sessuale prima dei 15 anni e il 55,3% fra i 16/18, un comportamento che crea le premesse per nuove dinamiche nella trasmissione di patologie a carattere sessuale.

Tra i falsi miti degni di nota diffusi tra giovani in età scolare c’è l’idea che l’infezione più pericolosa, e in alcuni casi l’unica, sia quella del virus HIV e che questa interessi solo chi fa uso di stupefacenti; o che la pillola protegga dal contagio sessuale; e ancora, che l’epatite B e C non abbiano nulla a che vedere con i rapporti sessuali.

Preoccupanti gli aumenti di vaginosi batteriche, che alterano l’ecosistema vaginale rendendolo più suscettibile ad altre più gravi infezioni. Dal 14% di campioni positivi registrati nel 2005 si è passati al 20% del 2008, mentre per i micoplasmi si è passati dal 22,80 al 32% circa.

Una delle infezioni più sottovalutate, però, è la Clamidia, provocata dal batterio Chlamydia trachomatis, che di solito non dà sintomi e che perciò può agire indisturbata fin dall’adolescenza causando, in epoca riproduttiva, seri problemi di infertilità. I dati sono significativi: su 701 campioni analizzati al Burlo 26 sono risultati positivi a questo batterio e questo definisce una prevalenza del 3,7%. Tale percentuale merita ancora più attenzione se si considera che la prevalenza sale all’11% quando il campione è formato solo da ragazze al di sotto di 25 anni (13 casi su 115 soggetti testati).

Leggendo dietro a questi dati si capisce quanto siano misconosciute e mal utilizzate le tecniche di contraccezione. A conferma di quanto detto ci sono i numeri sulla contraccezione raccolti in questi anni al Burlo: 629 ragazze su 1030 (61%) non usano alcun metodo contraccettivo mentre solo 88 (9%) usano un metodo barriera come preservativo o diaframma, il solo capace di prevenire il contagio con malattie sessualmente trasmissibili.
E anche in seguito, raggiunta l’età adulta, una parte consistente delle giovani donne continua a vivere la propria sessualità in modo irresponsabile, trascurando misure semplici come l’uso del preservativo.

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