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Il dolore da tumore: l’indagine

Le richieste di oncologi e pazienti

Sanihelp.it – Verificare la prevalenza e le modalità di gestione del dolore da cancro, ma anche le problematiche e i bisogni evidenziati dagli specialisti e dai pazienti: questo l'obiettivo dell'indagine condotta tra maggio e giugno dall’Istituto di ricerca Demoskopea per conto del Centro Studi Mundipharma, su un campione di duecento oncologi e duecento pazienti oncologici (60% donne, età media 44 anni).


I pazienti vorrebbero cure più efficaci e una maggiore attenzione da parte di medici e Istituzioni, gli specialisti sottolineano la necessità di terapie con minori effetti collaterali e di farmaci oppioidi a dosaggi più elevati. Altre indicazioni sono emerse sul dolore e sull'uso dei farmaci.

Il dolore cronico costituisce una presenza importante nella vita di coloro che soffrono di una patologia neoplastica: secondo quanto affermano gli specialisti, oltre la metà dei pazienti (54%) convive con la sofferenza fisica, nel 68% dei casi di intensità moderata-severa. Cancro al colon-retto, al seno e al polmone le tipologie di tumore più diffuse. 8 oncologi su 10 dichiarano di misurare sempre la sintomatologia dolorosa, utilizzando come primo strumento la scala numerica da 0 a 10. Il dato è in parziale contrasto con quanto emerso dalle interviste ai pazienti, un terzo dei quali lamenta il fatto che il proprio medico generalmente non misuri l’intensità del dolore. Inoltre, quasi 1 malato su 3 con dolore severo rivela di non ricevere alcun trattamento antalgico.

Per quanto riguarda i farmaci, il 26% dei medici impiega oppiodi in monoterapia per il controllo del dolore cronico moderato, mentre il 54% li somministra in associazione a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Il quadro prescrittivo cambia, quando il clinico deve trattare un dolore severo: in questo caso, in accordo con le Linee Guida internazionali, nell’83% dei casi la terapia di prima linea è costituita quasi esclusivamente da oppioidi forti, mentre è marginale (11%) la loro associazione con FANS. Le risposte dei pazienti rileverebbero invece un elevato ricorso agli antinfiammatori (45%, da soli o in associazione a oppiacei), prescritti soprattutto dal medico di famiglia, contro il 34% di oppioidi (da soli o in associazione a FANS), il cui impiego è diffuso in particolare tra coloro che affrontano il problema con lo specialista.

Nel trattamento del dolore cronico gli oncologi dichiarano un buon livello di soddisfazione circa l’efficacia degli oppioidi, in particolare di quelli forti, mentre il giudizio sui FANS è più contenuto. Un’ulteriore riprova arriva dall’atteggiamento adottato dai clinici in caso di effetto analgesico non ottimale: fino al 63% di chi prescrive oppioidi forti, infatti, tende ad aumentarne il dosaggio anziché passare a un’altra classe farmacologica; al contrario, nel caso dei FANS si registra uno switch terapeutico che raggiunge il 63% dei casi. Insoddisfatto degli antinfiammatori anche il 39% dei pazienti, mentre un complessivo 85% conferma l’efficacia degli oppiacei.

Entrambi i campioni evidenziano la presenza di effetti collaterali derivanti dai trattamenti terapeutici, ma i medici sottostimano l’impatto degli effetti collaterali sulla qualità di vita. L’esigenza più avvertita dagli oncologi per un miglior controllo del dolore è di poter contare su medicinali meno invasivi (54%) e, nel caso degli oppioidi, potersi avvalere di farmaci con dosaggi superiori rispetto a quelli oggi disponibili (48%). Anche i pazienti desiderano cure con minori effetti collaterali, insieme alla richiesta di terapie più efficaci e di un maggiore supporto da parte dei clinici e delle Autorità sanitarie.

«Abbiamo ritenuto importante promuovere questa indagine – spiega Marco Filippini, Direttore del Centro Studi Mundipharma – per contribuire a fare luce su un aspetto rilevante legato alle diverse forme di neoplasia, il dolore. Se l'esperienza di un tumore è di per sé devastante, diventa un dovere morale di tutti gli addetti ai lavori fare il possibile per alleviare ai malati oncologici l’incubo della sofferenza fisica, inutile e crudele. La ricerca ha evidenziato che occorre ancora insistere sulla formazione dei clinici e sulla comunicazione ai cittadini, sia per promuovere la conoscenza della Legge 38, sia per favorire un approccio terapeutico più appropriato al dolore neoplastico, in grado di garantire a questi pazienti l’assistenza e l’attenzione cui hanno diritto».


Il 64% degli oncologi ritiene che in Italia manchi un’adeguata conoscenza degli oppioidi, il 62% giudica il loro impiego sottodimensionato a favore dei FANS e un complessivo 87% segnala di aver incontrato resistenze presso i medici di medicina generale nel prescriverli. Uno scenario confermato anche dalle risposte dei pazienti: quasi la metà, infatti, ignora che cosa siano gli oppioidi e il 46% conferma la scarsa propensione di certi medici a consigliarli nel trattamento del dolore.

Per quanto concerne la Legge 38, solo il 57% degli oncologi e il 14% dei pazienti dichiarano di conoscerla bene: tra i principali vantaggi apportati dalla normativa, il 49% degli specialisti e il 35% degli assistiti indicano la maggiore facilità di prescrizione dei medicinali a base oppiacea.

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