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Fibromi ed emorragie: oggi salvare l’utero si può

Sanihelp.it – Le indicazioni più frequenti per l’isterectomia sono la presenza di fibromi e il sanguinamento uterino in eccesso, spesso associati tra di loro. Da sempre i problemi della cavità uterina sono stati trattati con il raschiamento, con una scarsissima capacità diagnostica e una quasi nulla capacità terapeutica, perché la parte di endometrio che viene asportata ricresce in poco tempo.


L’isteroscopia permette di raggiungere, evitando eccessivi traumi ai tessuti, gli obiettivi della chirurgia mini-invasiva: riduzione del dolore postoperatorio (senza eccessiva sedazione), del tasso di morbilità e complicanze, della durata del ricovero e conseguente rapido ritorno alle normali attività.

Quando il sanguinamento anomalo non è causato dalla presenza di polipi o fibromi, si può fare ricorso all’ablazione endometriale, tecnica con la quale si distrugge la parete della cavità uterina fino al suo strato basale, in modo tale che non possa più riformarsi, come avviene invece mensilmente in condizioni normali o dopo il raschiamento. Con tale tecnica  nell’85% dei casi si eliminano i flussi mestruali in eccesso, senza necessità di ricorrere all’asportazione dell’utero.

Anche quando tuttavia non è possibile correggere le patologie all’origine del sanguinamento anomalo o dell’infertilità e quindi è necessario asportare l’utero, vengono utilizzate tecniche mini-invasive, come l’isterectomia laparoscopica o vaginale. Significa evitare il taglio tradizionale sulla pancia, con un decorso post-operatorio molto migliore e minori complicanze.

Nella stragrande maggioranza dei casi viene conservato, oltre alle ovaie, anche il collo dell’utero, la cui perdita può influire negativamente sulle funzioni urinarie e intestinali e sulla sessualità.

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