Sanihelp.it – Una nuova ricerca potrebbe rivoluzionare la cura dei pazienti sottoposti a trapianto. Un gruppo di scienziati del Carnegie Mellon University hanno infatti sviluppato uno strumento promettente che si serve dell’imaging a risonanza magnetica (MRI) per captare gli immunociti mentre infiltrano un cuore trapiantato nelle fasi iniziali di rigetto dell’organo.
Questo sviluppo preclinico, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), potrebbe offrire un metodo non invasivo per identificare il rigetto di un trapianto.
«Questo potrebbe rivoluzionare la gestione dei pazienti che hanno subito un trapianto», ha
affermato Chien Ho, professore di scienze biologiche e coordinatore del gruppo, «riducendo il numero di biopsie e migliorando di molto la qualità della vita dei pazienti che hanno subito un trapianto cardiaco, soprattutto nei bambini».
La scoperta, che permette di osservare in modo non invasivo la concentrazione dei macrofagi (uno dei primi campanelli d’allarme di un rigetto), ha implicazioni più vaste anche in biologia e in medicina, per le terapie dove si richiede il monitoraggio delle cellule.