Sanihelp.it – Irrequietezza e stanchezza psicofisica incidono spesso sulla qualità di vita delle persone: l’incapacità di concentrarsi su un lavoro o la mancanza di energie per compiere anche una semplice azione sono sintomi poco inquadrabili, che vengono spesso imputati a stati ansiogeni o depressivi.
In realtà nella maggioranza dei casi si tratta di disturbi che non hanno una valenza patologica, ma sono causati da forti impegni intellettivi dovuti allo studio o alla professione. Questi problemi, non raramente, si accompagnano a disturbi psicosomatici come dispepsie, colon irritabile, pseudo-artrosi cervicali, cefalea e soprattutto nelle donne, mal di schiena.
Escluso che la sindrome sia dovuta all’ansia o alla depressione mascherata, la terapia non può essere che sintomatica a seconda della prevalenza dei gruppi di sintomi. I farmaci di automedicazione sono la soluzione ideale:
-nel caso di irrequietezza associata a difficoltà ad addormentarsi si consiglia l’assunzione di sedativi leggeri a base di valeriana, passiflora, estratti di fiori di biancospino o di camomilla ed altre erbe
-per l’affaticamento psicofisico sono utili farmaci tonici a base di aminoacidi come la glutamina, l’arginina, l’aspargina, l’ematoporfirina, la carnitina e la cobamamide associati o meno a vitamine oppure preparati polivitaminici sotto forma di compresse
-se la svogliatezza e la scarsa capacità di attenzione è accompagnata da lievi problemi di memoria possono essere utili farmaci psicostimolanti a base di fosfolipidi e acido aspartico o ginseng.
Un consiglio: prima di considerare una terapia per intervenire sul disturbo è importante analizzare quali possono essere le cause e provare a eliminare dalla quotidianità elementi che potenzialmente possono essere il movente della condizione di affaticamento (eccessivi sforzi intellettivi, posture scorrette, abitudini alimentari poco equilibrate).