Sanihelp.it – Nascere in un corpo di maschio ma sentirsi femmina, venire al mondo destinati a procreare, ma identificarsi con il sesso maschile: sono casi di disordini di identità di genere. Non è difficile immaginare che bambini con questa incertezza sul proprio appartenere a un genere o a un altro la pubertà sia un momento particolarmente difficile, perché il corpo comincia a manifestare quei segni spiccatamente sessuali, che non si possono ignorare.
I ricercatori del National Research Ethics Service britannico hanno quindi pensato che, per aiutare gli adolescenti confusi, se così possiamo dire, bisogna dare loro più tempo perché sia loro chiaro quali caratteristiche, femminili o maschili, più si addicono alla propria natura. Più tempo significa fermare la pubertà.
E così in Gran Bretagna è stato dato il via libera a un trattamento che frena lo sviluppo sessuale dei bambini: iniezioni mensili, già a partire dai 12 anni, che ritardano le mestruazioni e la crescita del seno nelle ragazzine e la comparsa della peluria e il cambio di voce nei maschi. La terapia (già legale in altri Paesi, come gli Stati Uniti) viene somministrata in un solo centro in tutta la Gran Bretagna, il Tavistock and Portman NHS Trust, specializzato proprio nel trattamento dei disordini di identità di genere.
Forti e immediate le polemiche che hanno spaccato in due il Paese, diviso tra chi è a favore e chi è contrario. I primi ritengono che con queste iniezioni, oltre a dare tempo di capire ai ragazzi, si evitano quelle problematiche psicologiche che accompagnerebbero la pubertà, come il disagio che potrebbe colpire un ragazzino che si identifica con il sesso femminile ma vede il suo corpo ricoprirsi di peluria e sente la voce cambiare sensibilmente. I contrari, invece, non hanno dubbi: così si impedisce ai ragazzini di superare il proprio senso di confusione in modo naturale, senza dover ricorrere a trattamenti chimici.