Sanihelp.it – Secondo un'indagine commissionata a Strategy One da Milupa, per le neo-mamme italiane la maternità è un mutamento cerebrale, un dono fantastico, una meravigliosa benedizione. Il 76% delle intervistate però percepisce come molto o abbastanza difficile essere mamma al giorno d'oggi rispetto al passato.
Chiedere aiuto diventa dunque fondamentale. Ma a chi rivolgersi? Alla rassicurante (e gratuita!) onnipresenza della nonna, alla professionalità di una baby sitter o alla comodità dell’asilo nido? La scelta dipende dalle esigenze di ciascuno. Secondo quanto emerge dalla ricerca, il 71% delle italiane è felice di poter contare sulla propria mamma. I vantaggi di affidare il piccolo alla nonna sono diversi: il bimbo cresce in un ambiente familiare e a lui conosciuto, ricoperti di coccole e attenzioni, per di più i nonni sono la soluzione più economica e flessibile anche in termini di tempo.
Tra gli svantaggi si registra che i genitori spesso non hanno il pieno controllo su alcuni aspetti della crescita del bambino, per esempio l’alimentazione, come con una tata professionista, i nonni non hanno le energie di una tata giovane e il loro approccio può essere un po’ troppo tradizionale; infine, questa soluzione non permette al bimbo di imparare a vivere in comunità e a stare con altri bambini, come invece avviene al nido.
Chi sceglie la tata sa che potrà contare su una figura qualificata e spesso formatasi come puericultrice, dotata di esperienza, che garantirà al bambino attenzioni individuali (senza tuttavia i vizi dei nonni) e veglierà nella sicurezza degli ambienti a lui conosciuti. Il rovescio della medaglia è il portafoglio: oltre al salario (di sicuro più alto dell’asilo nido), bisogna occuparsi anche di tutte le indennità previste dalla legge (contributi, tredicesima e liquidazione).
Per ovviare all’onere economico, si può provare a optare per il nido, che ha tanti vantaggi non solo organizzativi (sono quasi sempre aperti tutto l’anno con orario open) ma anche importanti benefici sulla crescita del bambino: le strutture sono sicure, stimolanti, gestite da professionisti dell’educazione che monitorano la crescita del bambino, la presenza dei coetanei incoraggia la sua autostima e lo sviluppo relazionale, la presenza di un regolamento favorisce l’educazione del piccolo e lo incanala in una routine definita.
Occorre però sottolineare come questa soluzione non sia sempre a portata di mano: è molto difficile trovare un posto, i costi possono essere inaccessibili e la vita in comune favorisce il diffondersi delle malattie infettive quindi spesso il piccolo è a casa e necessita della mamma o della nonna.
E che fine ha fatto il papà? Anche lui può prendersi un piccolo congedo e occuparsi del piccolo. Sempre secondo la ricerca, per il 69% delle mamme il partner supera la nonna materna (che comunque si piazza al secondo posto con un significativo 53%) come principale figura di riferimento e di supporto.
I papà di oggi sono considerati più emotivamente coinvolti nella crescita dei figli rispetto a quelli di una volta (86%), più attivi nella gestione della casa (84%) e meno alla ricerca di vie di fuga e distrazioni dalle responsabilità paterne (solo il 19%).