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Appello per l’assistenza sessuale ai disabili

Tabù

Sanihelp.itSesso e disabilità: un tema delicato e tabù, ma che negli ultimi mesi viene sempre più affrontato. Forse il segnale di un cambiamento, che ha probabilmente preso il via dalla petizione online lanciata dal web designer Max Ulivieri, colpito da una grave disabilità. L’uomo ha infatti lanciato un appello in rete per proporre anche nel nostro Paese la figura dell’assistente sessuale.


«La sessualità non è un optional, ma una necessità vitale. L'assistenza tradizionale mira a soddisfare tutte le esigenze della persona disabile, tranne questa: esiste la fisioterapia, il sostegno psicologico, la cura della persona, ma l'aspetto sessuale è dimenticato o semplicemente omesso» ha spiegato Ulivieri all’Adnkronos. «L'assistenza sessuale è una scelta. E in un Paese democratico si deve poter scegliere».

In alcuni Paesi Europei l’assistente sessuale per disabili è già realtà, come in Svizzera, Danimarca, Germania, Svezia e Olanda. Ma esattamente di cosa si tratta? «È una terapia vera e propria rivolta al benessere psicofisico di persone che, per un motivo o per l'altro, si trovano a non essere autonome nell'espressione dei propri bisogni di tipo sessuale e, in senso lato, erotico-affettivi. Persone che possono riscoprire il proprio corpo come fonte di piacere e non solo di sofferenza e di disagi quotidiani, attraverso il contatto, le carezze, il massaggio, gli abbracci, i giochi erotici o anche semplicemente la presenza, l'affetto e l'umanità» spiega Ulivieri.

Niente a che vedere, però, con la prostituzione: « L'assistenza sessuale a persone con disabilità è praticata da operatori volontari che hanno seguito dei corsi in ambito medico, sessuologico, etico e psicologico e che hanno sviluppato una grande sensibilità verso gli altri e un'apertura nei confronti della sessualità» spiega Ulivieri. «Va detto che l'assistenza sessuale non prevede rapporti completi».

Un’assistenza che dovrebbe rivolgersi in particolare a quanti soffrono di «forme di disabilità fisica che limitano o rendono impossibile l'uso delle mani per prendersi cura del proprio corpo e rendono difficoltosa o proibitiva l'interazione fisica e sessuale con qualsiasi tipo di partner consenziente, sia disabile che normodotato» continua Ulivieri. Ma è difficile generalizzare, perché ogni caso fa a sé: «Io ad esempio, pur soffrendo di una grave disabilità non ne avrei bisogno, visto che vivo con la mia compagna da anni» continua il fautore della petizione. «Magari un'altra persona, con un handicap più lieve del mio, potrebbe però avere più difficoltà ad accettare il proprio corpo e quindi più problemi nelle relazioni affettive».

Certamente, però, servono regole precise per istituire questo tipo di assistenza. E così dalla petizione online che in poco più di quattro mesi ha raggiunto circa 2800 adesioni, ma che non ha valore legale, il prossimo passo sarà l'istituzione di un comitato per la raccolta ufficiale delle firme, da consegnare alle istituzioni.

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