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Scompenso cardiaco per oltre un milione di italiani

Sanihelp.it – Lo scompenso cardiaco è una condizione invalidante e potenzialmente fatale, che oggi è arrivata a colpire oltre un milione di persone in Italia. Ne consegue il danneggiamento dei principali organi, tanto che oggi la metà dei malati muore entro 5 anni dalla diagnosi.


A questi numeri già allarmanti di per sé si aggiunge che lo scompenso cardiaco è la causa di 500 ricoveri ogni giorno per un totale di165.000 all’anno, con una durata media di degenza che supera i 10 giorni con un totale di1.650.000 giornate di ricovero all’anno.

Alla luce di questi numeri risulta ancora più importante aumentare la consapevolezza su una patologia che rischia di essere sottovalutata, i cui sintomi sono in larga parte sconosciuti, scambiati per inevitabile deperimento legato all’avanzare dell’età.

È importante sapere che la patologia progredisce nel tempo, spesso senza presentare eventi acuti e sintomi evidenti, che rischiano di non essere riconosciuti o sottovalutati. Tra i primi campanelli d’allarme si può avvertire un senso di stanchezza e debolezza, difficoltà di respiro e mancanza di fiato, anche dopo un leggero sforzo fisico. Nelle sue fasi più avanzate, questo affaticamento e difficoltà di respirazione si possono accusare anche con semplici attività, come vestirsi o camminare in casa, fino a disturbare il riposo notturno, per cui il malato sente la necessità di alzarsi dal letto per cercare di respirare meglio.

Prima raccomandazione è la prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolare, quali obesità, ipertensione, sedentarietà, dislipidemia, è importante non fumare, limitare l’assunzione di bevande alcoliche, seguire una dieta controllata e praticare regolarmente attività fisica.

Riconoscere tempestivamente lo scompenso cardiaco è un primo passo importante, ma va poi gestito con costanza: la qualità di vita di chi ne soffre può risultare fortemente compromessa, lì dove una gestione corretta del quadro clinico e dello stile di vita può garantire ai malati di vivere più a lungo e meglio.

Si stima che la prevalenza nella popolazione cresca in maniera esponenziale con l’età: meno dell’1% sino a 60 anni, il 2% tra i 60 e i 70 anni, il 5% tra i 70 e gli 80, attestandosi a oltre il 10% dopo gli 80 anni. I ricoveri sono aumentati di circa il 50% negli ultimi 10 anni e attualmente il DRG 121 è il secondo per numero di ricoveri e il primo per numero di giorni di degenza. La riospedalizzazione è di circa il 20% a 30 giorni e del 50% a 6 mesi. In termini economici, in Italia i costi per i soli ricoveri ospedalieri in acuzie ammontano a quasi 550 milioni di euro l’anno, pari al 2% del valore complessivo dei ricoveri e allo 0,5% della spesa sanitaria complessiva.


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