Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Human Reproduction e condotto presso la Icahn School of Medicine di New York l’esposizione agli ftalati durante il primo trimestre di gravidanza può pregiudicare la fertilità del feto, se è maschio, durante la vita adulta.
Lo studio ha evidenziato che i maschietti esposti in utero a una particolare classe di ftalati (identificati con la sigla DEHP) nascono con una distanza ano-genitale significativamente più breve rispetto ai non esposti: un accorciamento di questa distanza si traduce con sterilità e un basso numero di spermatozoi.
Lo studio è stato effettuato su 753 donne in gravidanza e la riduzione della distanza ano-genitale per le donne esposte è stata riscontrata per i maschietti, ma non per le femminucce.
I ricercatori tengono anche a precisare che negli ultimi 10 anni l’esposizione delle mamme ai DEHP è scesa del 50%.
L’American Chemistry Council, da parte sua, tiene a precisare come nonostante gli ftalati siano composti largamente distribuiti in moltissimi oggetti, l’esposizione a tutte le fonti di ftalati è estremamente bassa, generalmente inferiore ai livelli stabiliti come pericolosi per la salute