Sanihelp.it – I loro frutti non compariranno nei supermercati, perché si tratterà di medicinali a tutti gli effetti. Sostanze di interesse biomedico, come le chiamano gli esperti, cortesemente prodotte per il bene dell'umanità da piante geneticamente modificate in modo da diventare vere e proprie biofabbriche di farmaci.
Tutto è iniziato una decina di anni fa, cercando la soluzione a due problemi apparentemente distanti tra loro: come aiutare le piante a proteggersi meglio dagli attacchi di virus e batteri (le piante, a differenza di noi, non hanno anticorpi per combattere i microbi) e come riuscire a vaccinare tutti, compresi i 3 milioni di bambini dei paesi in via di sviluppo che ancora oggi muoiono per malattie infettive prevenibili.
Agli inizi degli anni '90, l'americano Charles Arntzen ha avuto l'idea di usare le manipolazioni genetiche per far produrre vaccini alle piante alimentari. Vaccini verdi e commestibili, insomma, realizzabili (o meglio, coltivabili) anche localmente, a costi bassissimi e senza problemi di conservazione o somministrazione, poiché basta mangiarli per essere immunizzati. Poi un italiano, Eugenio Benvenuto, ha dimostrato che si potevano aumentare le difese delle piante facendo in modo che un vegetale producesse molecole del sistema immunitario animale: e l'idea di Arntzen è diventata una prospettiva concreta.
I progressi sono stati veloci. Oggi la biofabbrica di farmaci è popolata di pomodori, patate, riso, banane, frumento, ciascuna specie con una specialità e un suo potenziale terapeutico. Ci sono le piante che fabbricano sostanze per stimolare l'organismo a produrre anticorpi, come la patata transgenica contro l'epatite B o il pomodoro che combatte il virus Norwalk, uno dei principali patogeni della diarrea. Poi ci sono vegetali che producono forme attenuate di un virus, tra le cui foglie potrebbe nascondersi un'arma contro l'AIDS.
E infine ci sono piante arricchite, in cui una particolare sostanza, per esempio il betacarotene, è aggiunta o potenziata, per combattere le carenze di vitamine e minerali che rappresentano una delle prime cause indirette di morte nel mondo.
Il destino dei vaccini da mangiare, tuttavia, non è chiaro. Anzitutto, le ricerche sono ancora sperimentali e la copertura immunitaria va tuttora accertata. Inoltre, trattandosi quasi sempre di OGM, la loro finalità terapeutica non li esclude dalle controversie e dalle limitazioni dell'intero settore biotech.
E infine (e potrebbe rivelarsi l'ostacolo maggiore), poiché il potenziale mercato dei vaccini commestibili è soprattutto il poco redditizio Terzo Mondo, si investe poco o nulla nelle ricerche del settore.