Sanihelp.it – È stato pubblicato la scorsa settimana sulla rivista Cancer Research un articolo che descrive i risultati di una ricerca italiana condotta dal gruppo diretto dalla Dott.ssa Chiara Mondello dell’Istituto di Genetica Molecolare, CNR, Pavia e da quello del Dott. Maurizio D’Incalci, responsabile del Dipartimento di Oncologia dell’Istituto Mario Negri, Milano.
Cellule derivate dalla cute di un individuo ultracentenario sono state rese immortali e coltivate in vitro misurando per molto tempo la loro crescita e le alterazioni che avvenivano in geni responsabili della trasformazione tumorale. Si è osservato un graduale accumulo spontaneo di modificazioni cellulari e genetiche che hanno inizialmente alterato la crescita cellulare e la morfologia delle cellule stesse. Successivamente le cellule sono divenute tumorigeniche, cioè trapiantate in topi immunocompromessi hanno causato l’insorgenza di tumori maligni, in particolare di sarcomi. I principali geni coinvolti nelle prime fasi di trasformazione sono due “oncosoppressori” denominati p16 e p14, nelle fasi successive si è osservata la mutazione della proteina p53, il gene più frequentemente mutato nei tumori maligni umani, e l’aumento di espressione dell’oncogene c-myc.
I ricercatori che hanno pubblicato questi risultati ritengono che il modello sperimentale ottenuto sarà utile per studiare il meccanismo della cancerogenesi e per identificare farmaci attivi nelle diverse fasi della trasformazione di una cellula da normale a pre-neoplastica e da pre-neoplastica a tumorale maligna.