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Ratania, questa sconosciuta (purtroppo)

Sanihelp.it – «Ratania che?» Non è una delle erbe più conosciute, anzi il nome stesso non dice nulla ai più. Ed è davvero un peccato, perché questa pianta, proveniente dalla famiglia delle Cesalpinacee Leguminose, ha un sacco di importanti qualità. Detta anche Ratania del Perù, la ratania è comune in Bolivia, Brasile e sulle Ande Peruviane, e in ambito terapeutico se ne impiega soprattutto la radice.


Gli indios la utilizzano per l’igiene e la cura dei denti, infatti ha la peculiarità di conferire la saldezza dei denti alle gengive e viene impiegata nei casi di gengivite o stomatite, rende i denti brillanti e mantiene il colorito rosato delle gengive sane. Per questo è indicata come una delle cinque erbe più salutari per l’igiene del cavo orale e per la pulizia quotidiana della bocca.

È inoltre scientificamente provato che la ratania:

  • svolge un’azione astringente sui tessuti
  • agisce come antisecretivo
  • favorisce il legame tra le molecole proteiche
  • interferisce con l’assorbimento di ferro e di altri minerali quanto viene ingerita.

Le sue proprietà astringente, antinfiammatoria, vasculotropa e battericida la rendono utile sia come rimedio esterno che interno.

Uso esterno: ridà tono alla pelle rilasciata, messa su una ferita arresta il sangue, è alla base di preparati medicinali per la pulizia di denti e gengive e per la cura di gengiviti e stomatiti, in preparazioni appropriate si usa per irrigazioni vaginali e nelle vaginiti di varia natura, è coadiuvante nella cura delle emorroidi, ragadi e fistole anali.

Uso interno: è di aiuto contro le emorragie, nelle emorroidi, nella cura dei disturbi cronici del tratto gastrointestinale (ulcere duodenali o gastriche, reflusso esofageo, colite ulcerosa, colite spastica, diverticolosi, diverticolite), nelle turbe della fragilità capillare cutanea e insufficienza venosa.

Non in tutti questi casi l’effetto benefico è stato però ancora del tutto provato.


Questa pianta peruviana può essere tranquillamente usata se si è in salute, si è superata l’infanzia, si ha meno di 45 anni, la si assume solo per brevi periodi e non si stanno assumendo determinati farmaci (chiedere delucidazioni al medico). In gravidanza, allattamento e nei neonati non è consigliata, infatti i rischi sono maggiori dei possibili benefici.

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