Sanihelp.it – A breve sarà pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex lo studio effettuato da un gruppo di lavoro coordinato da Alberto Priori, professore associato di Neurofisiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano (Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena), in collaborazione con il professor Sartori, docente di neuroscienze cognitive dell’Università di Padova.
Chi non ha mai sognato di poter entrare nel cervello di un sospettato, per sapere se sta mentendo o se dice la verità? Se è colpevole di un omicidio o è la vittima di un errore giudiziario? La metodica si chiama Stimolazione Transcranica Diretta in Corrente costante (tDCS). Una tecnica non invasiva e indolore che permette di inibire o migliorare i processi cognitivi ed è quindi capace di interferire con i correlati neurali alla base della menzogna.
I numerosi studi di brain imaging condotti negli ultimi anni hanno evidenziato come la corteccia prefrontale dorsolaterale sia un’area fortemente implicata nella formulazione delle menzogne. I risultati dello studio mostrano che la stimolazione ha interferito in modo selettivo rallentando i tempi di reazione nella bugia e lasciando inalterate le risposte vere. L’ulteriore punto di rilievo dello studio è che l’interferenza è stata selettiva per un tipo solo di bugie, ovvero quelle nelle quali si nega un dato reale.
Dal punto di vista scientifico i risultati da tale studio costituiscono una novità assoluta. Infatti lo studio rappresenta il primo tentativo di modulare i correlati neurali che permettono al nostro cervello di dire una bugia in modo efficace.