Sanihelp.it – Grazie al diffondersi degli screening, al miglioramento diagnostico e alle innovazioni farmacologiche, la mortalità per tumore al seno è in calo, e le percentuali di guarigione sono raddoppiate. È il messaggio che arriva da Santa Margherita Ligure, dove 100 oncologi italiani si sono riuniti nei giorni scorsi per fare il punto sui risultati ottenuti nella cura di questa malattia e per tracciare i prossimi traguardi.
In Italia ogni anno vengono diagnosticati circa 39.000 nuovi casi di tumore al seno; in Liguria sono circa 1.000 le donne colpite ogni anno da questa malattia, che è il più diffuso dei tumori femminili e il secondo tra tutti i tumori.
Ma il carcinoma mammario è una delle forme di tumore che stanno maggiormente beneficiando dell’avvento degli anticorpi monoclonali, i farmaci biologici che hanno la capacità di individuare e colpire selettivamente le cellule malate senza danneggiare quelle sane.
A trastuzumab, il primo anticorpo monoclonale utilizzato contro un tumore solido, si è di recente affiancato un altro farmaco, bevacizumab, che nei mesi scorsi l’EMEA ha autorizzato come terapia di prima linea per il trattamento del tumore della mammella metastatico.
La particolarità di bevacizumab è di agire affamando il tumore, lasciandolo cioè senza rifornimento di sangue grazie alla capacità di interferire con l’angiogenesi, il meccanismo attraverso cui il tumore favorisce la crescita di vasi sanguigni che lo riforniscono di ossigeno e sostanze nutritive.
La prossima sfida, valutata dagli oncologi riuniti a Santa Margherita, è quella di combinare gli effetti degli anticorpi monoclonali. L’idea è di distruggere le cellule tumorali colpendole su più fronti. Sono in corso studi clinici internazionali per confermare questa possibilità.