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Frutti dimenticati: il melograno

Sanihelp.it – Anticamente originario delle regioni caucasiche, il melograno si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo naturalizzandosi tanto da diventare spontaneo.
In Spagna fu introdotto dagli Arabi e la città di Granada è stata così denominata per l’abbondanza di melograni. In Italia il melograno è presente su quasi tutto il territorio, principalmente nelle zone a clima più mite delle aree meridionali ed insulari.
Fino a qualche decina di anni fa, la produzione del melograno in Italia era assimilabile a quella di altri frutti di uso quotidiano; poi con il passare del tempo si è assistito ad un calo vertiginoso delle coltivazioni: nel 1966 se ne producevano 53.000 quintali, nel 1971, 37.000, e attualmente la cifra non è più quantificabile.


Pur rientrando oggi nella categoria dei frutti minori, l’aspetto del melograno è ancora noto ai più. Si tratta di grosse bacche tondeggianti, di consistenza carnosa, dette balauste, di colore giallo-arancio soffuso di rosso. All’interno del frutto ci sono da 7 a 15 loculi nei quali sono posti i semi avvolti da una polpa acidula o dolce, succosa, trasparente, in base alle cui caratteristiche i frutti vengono classificati come dolci (contenuto di acido citrico inferiore a 0,9 %), agrodolci (acido citrico compreso fra 0,9 e 1,8%) o acidi (acido citrico superiore a 1,8 %).

Altri caratteri utilizzati per la classificazione sono dati dalla differenza di colore dei grani e della buccia. Esistono frutti con buccia molto chiara quasi bianca e frutti con buccia di un colore viola intenso. Esistomo inoltre frutti molto grossi che possono raggiungere il peso di 1 kg. In Italia all’inizio del 1900 erano riportate numerose altre varietà: melograna acida, melograna dolce ordinaria, melograna dolce a denti di cavallo (con grani grossi e dolci), amara verace, amara verace a denti di cavallo, dolce alappia, dolce alappia a denti di cavallo, dolce nostrana.
Il succo di melograno era utilizzato in passato come condimento di pesci e carni in alternativa al limone, mentre la granatina era la spremuta dei granuli di melograno aggiunta di zucchero ed allungata di acqua fredda.
Il melograno viene a anche utilizzato come pianta medicinale: la corteccia è un potente tenifugo, è velenosa e da usare con cautela; i fiori si usano in infuso contro la dissenteria. Il tegumento dei semi è astringente e diuretico. Un tempo al melograno si associava il concetto di fertilità, bellezza e abbondanza

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