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Leucemia: create sonde molecolari ad hoc per ogni paziente

Sanihelp.it – È targato Bergamo uno studio innovativo che applica la biologia molecolare al trattamento della leucemia acuta linfoblastica dell’adulto. Pubblicato nei giorni scorsi sulla più autorevole rivista di Ematologia al mondo, Blood, il trial clinico ha dimostrato l’efficacia dell’impiego della biologia molecolare per stabilire chi tra i malati abbia realmente bisogno di un trapianto di midollo osseo e chi invece possa sottoporsi unicamente alla chemioterapia.


Un’informazione vitale, considerando l’elevata tossicità del trapianto allogenico. «I pazienti che sulla base delle informazioni ottenute dall’analisi molecolare abbiamo potuto trattare solo con la chemioterapia hanno ottenuto una remissione di malattia e una sopravvivenza del 75% – spiega Alessandro Rambaldi, Direttore dell’Ematologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo –  Abbiamo sottoposto le cellule leucemiche di questi malati a una raffinata analisi molecolare, isolando e sequenziandone il Dna: in questo modo abbiamo creato una sonda molecolare specifica per ogni paziente che ci ha consentito di individuare a intervalli di tempo regolare la persistenza di cellule malate nel loro organismo e stabilire se vi fosse una ripresa a breve termine della malattia. Solo in questo caso, i pazienti diventavano candidati al trapianto».

In letteratura esistono studi retrospettivi sull’argomento, ma questo è il primo trial clinico nella leucemia acuta linfoblastica dell’adulto in cui cruciali decisioni terapeutiche sono state prese sulla base delle indicazioni date dalla biologia molecolare. «Farci guidare dai riscontri forniti da queste sonde molecolari ha significato risparmiare il trapianto a moltissimi pazienti», continua Rambaldi.

«La ricerca deve però proseguire – spiega Rambaldi –  Nello studio appena partito vogliamo affinare la qualità delle sonde molecolari, che è molto legata alle caratteristiche individuali del malato e che oggi può essere più o meno sensibile (capace cioè di individuare una cellula malata su diecimila oppure su un milione di cellule sane), e vogliamo anticipare il momento in cui prendere la decisione di avviare o meno il paziente al trapianto allogenico, che per alcuni pazienti rappresenta l’unica possibile terapia».

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