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HomeMamma e bambinoI 10 requisiti del nido ideale

I 10 requisiti del nido ideale

Intanto i pediatri denunciano la mancanza di strutture

Sanihelp.it – «Gli asili nido non devono essere un posto dove parcheggiare i bimbi, ma dove viene svolta un’attività utile e funzionale allo sviluppo psicofisico dei piccoli. Solo così gli asili, in cui i bambini trascorrono una parte importante della loro giornata, diventano momenti di aggregazione dove si compiono importanti processi di crescita». Così Giuseppe Mele, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), commenta i dati resi noti recentemente dall’Istat sui servizi socio-educativi per la prima infanzia in Italia.


«L’individuazione della struttura da parte dei genitori deve essere frutto di una scelta responsabile – commenta il pediatra – ovvero compiuta non sulla base del fattore tempo-ore, ma sulla qualità-metodo dei servizi offerti, funzionali a garantire compiutamente percorsi di crescita, socializzazione e apprendimento».

A questo proposito, il Ministero della salute ricorda che l’asilo nido è un servizio educativo e sociale che accoglie i bambini da tre mesi a tre anni di età, integrando l’opera della famiglia, in modo da favorire un equilibrato sviluppo psicofisico, aiutando il piccolo a superare le difficoltà proprie dell’età e ad acquisire le abilità, le conoscenze nonché le dotazioni affettive e relazionali utili per costruire un’esperienza di vita ricca e armonica.

A tale scopo il nido, nel rispetto della legge istituita nel 1971, deve garantire un ambiente adeguato, ricco di stimoli, e personale qualificato che, in base alle conoscenze psico-pedagogiche, finalizza il proprio lavoro con obiettivi programmati e in stretto rapporto con le famiglie.

In sintesi un nido può offrire un valido servizio se:

1. dispone di spazi sia interni che esterni, predisposti secondo l’età e le esigenze dei bambini, con locali accoglienti
2. dispone di arredi funzionali e sicuri, che favoriscono l’autonomia dei bambini
3. dispone di materiali ricchi di stimoli e giochi che facilitano l’esplorazione e la creatività
4. dispone di personale qualificato con corsi di base, diplomi specifici e aggiornamento periodico, in numero adeguato in modo che i bambini non siano mai lasciati senza controllo
5. organizza il servizio in modo da garantire la massima compresenza di educatori nei momenti in cui i bambini sono svegli

6. inserisce il bambino gradualmente, nel totale rispetto dei suoi tempi, prevedendo la presenza di un genitore-accompagnatore
7. organizza le attività della giornata con gruppi composti da bambini di età diverse, per facilitare la relazione tra grandi e piccoli, prevedendo però alcuni momenti specifici per i più piccoli
8. facilita l’ingresso dei genitori nella struttura, coinvolgendoli nelle proposte e nelle attività del servizio (laboratori, gruppi di studio, feste, eccetera)
9. predispone colloqui e riunioni con i genitori dei bambini frequentanti il nido
10. promuove iniziative generali nell’ambito delle esigenze e dei problemi della prima infanzia (conferenze, riunioni tematiche, eccetera).


Resta il problema della scarsa presenza sul territorio di questi servizi e delle forti diseguaglianze tra Nord e Sud. «È inammissibile che ci sia un’ Italia a due velocità sul fronte dell’offerta dei servizi per l’infanzia – commenta Mele – e sono sempre le famiglie a pagare». Secondo l’Istat, infatti, i bambini che usufruiscono di asili nido comunali o finanziati dai Comuni variano dal 3,4% al Sud al 16,4% al Nord-Est, mentre la percentuale di Comuni che offrono il servizio di asilo nido varia dal 21,2% al Sud al 77,3% al Nord-Est.

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