Sanihelp.it – L’interpretazione del sogno rappresentava uno dei principali strumenti della terapia freudiana e il primo sognatore a essere analizzato fu proprio lo stesso Freud, che esaminò con grande accuratezza i propri sogni attraverso il metodo delle libere associazioni, collegando cioè al sogno le idee che gli venivano in mente senza troppo fermarsi a riflettere. In seguito, Freud applicherà questo metodo anche ai sogni dei suoi pazienti.
Saranno proprio i suoi allievi, tra cui Carl Gustav Jung, a riprendere questa metodologia, modificandola solo parzialmente: ancora oggi, nella psicoanalisi e nella psicoterapia a orientamento psicoanalitico, il metodo dell’interpretazione del sogno rappresenta uno strumento utile per far luce su alcune dinamiche nascoste della vita psichica del paziente.
Secondo Freud il sogno costituiva l’appagamento allucinatorio di desideri inconsci non soddisfatti in epoca infantile: dunque, scandagliare e sbrogliare il lavoro del sogno significava accedere alla parte più recondita, segreta, antica, infantile della psiche del paziente, portando alla luce verità mai ammesse che finalmente trovavano una via di uscita e di espressione.
Quando un paziente raccontava il proprio sogno, Freud gli chiedeva di associare al sogno stesso le idee che via via gli sorgevano in mente: in questa maniera, così spontanea e in contatto con la parte meno consapevole della psiche, il soggetto ricostruiva il sogno e le sue componenti con la sapiente guida dell’analista.
L’analista, in seguito, si sarebbe occupato dell’interpretazione finale, costituita dal collegamento tra questi pezzi di inconscio connessi al sogno. In questo lavoro di ricostruzione, Freud collegava tra loro contenuto manifesto del sogno (il sogno così come si presentava al risveglio) e contenuto latente (il significato nascosto e inconscio del sogno), dando via libera al mondo dei desideri più segreti e inconfessabili dei suoi pazienti. Secondo Freud sogniamo ciò che non abbiamo potuto realizzare nella vita da svegli: ma non è sempre facile ammetterlo. Spesso, agli occhi delle persone che lo consultavano, tali verità emergevano nella loro drammatica scandalosità, risultando così inaccettabili da venire addirittura rifiutate e smentite.
In base alla concezione junghiana del sogno, non si trattava di una manifestazione di desideri inaccettabili: il sogno era una rappresentazione spontanea che il paziente aveva del proprio mondo inconscio, trasformata dal sogno attraverso il linguaggio onirico che è di tipo simbolico. Secondo lo psicologo svizzero, la domanda fondamentale da porre al paziente, di fronte al suo sogno, era: Perché, a che scopo sta sognando questo? Non di minore importanza risultavano essere anche i contesti biografici e psicologici del paziente.
Le quattro fasi mediante le quali si viene a costituire un sogno sono:
1. La condensazione: permette al sogno di esprimere contenuti diversi allo stesso tempo, come per esempio sognare una persona che per alcune caratteristiche fisiche ce ne ricorda un’altra.
2. Lo spostamento: il contenuto essenziale di un sogno viene di solito a trovarsi su elementi apparentemente privi di valore, che però, a ben guardare, lo nascondono.
3. La trascrizione simbolica: la scena viene rappresentata attraverso il linguaggio simbolico del sogno. L’inconscio è l’unico, grande attore della scena, il vero protagonista, che si maschera e si traveste agli occhi della coscienza che sarebbe pronta a censurarlo.
4. La drammatizzazione: la psiche, attraverso il sogno, esprime un conflitto inconscio che è presente nella mente del sognatore.