Sanihelp.it – I professionisti dell'Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori possono avvalersi di una nuova importante diagnostica nella lotta ai tumori neuroendocrini. Grazie al contributo dello IOR (Istituto oncologico romagnolo) è stato acquisito un modulo di sintesi che permette di eseguire la PET/TC con Gallio-68 peptidi. Si tratta di una diagnostica in grado di identificare tumori neuroendocrini di piccole dimensioni (7-8 mm), permettendo così di contrastare la malattia con sempre maggiore tempestività.
La dottoressa Federica Matteucci, Responsabile della U.O. di Medicina Nucleare Diagnostica IRST, spiega: «Lunedì 31 ottobre abbiamo eseguito la nostra prima PET/TC con Gallio. Il grande vantaggio di questo esame rispetto ad altri tipi di diagnostiche è che la capacità di risoluzione delle immagini è nettamente superiore, si riescono a individuare lesioni sempre più piccole e quindi più facilmente curabili anche chirurgicamente e con la radioterapia recettoriale che si esegue solo qui a Meldola nella nostra Regione. Naturalmente non solo permette di identificare il tumore ma di fotografarne l'evoluzione, seguirne il decorso. L'emivita del Gallio-68 è di un'ora circa per cui il rischio radiologico del paziente è davvero basso».
Una volta a regime, l'esame sarà disponibile per una decina di pazienti la settimana per un totale di 200/250 persone l’anno a fronte di oltre 3.000 nuovi casi di tumore neuroendocrino diagnosticati all’anno nel nostro Paese.
Il dottor Giovanni Paganelli, Consulente scientifico della Medicina Radiometabolica IRST e Responsabile per la ricerca in Medicina Nucleare dell’Area Vasta Romagna, precisa: «Sono trattamenti particolarmente complessi, indirizzati a contrastare malattie rare e difficili. Si tratta di un esame ancora in fase di sperimentazione in quanto non esiste un prodotto registrato ma in Europa sono già migliaia i pazienti che l’hanno eseguito; nei centri dove si trattano i tumori neuroendocrini e dove è disponibile, la PET con Gallio viene utilizzata regolarmente. È il punto forte di essere un centro di ricerca: arrivare prima dell’industria per offrire, in questo caso, esami molto più accurati di quelli disponibili. Probabilmente in futuro useremo questo radioisotopo anche per altri tipi di tumori. Oltre a ciò, avere installato qui questo generatore di radioisotopi, ci permette di pensare anche a sviluppare nuovi farmaci in linea con quella che è la nostra mission».