Sanihelp.it – Uno studio del Kimmel Cancer Center di Jefferson ha coinvolto circa tredicimila pazienti e ha indagato gli effetti della brachiterapia sul tumore alla prostata. Ne è emerso che negli uomini trattati con brachiterapia da sola o in combinazione con radioterapia esterna (EBRT) i tassi di mortalità si riducevano in maniera considerevole.
La brachiterapia prevede il posizionamento delle sorgenti di radiazioni direttamente sul sito di un tumore ed è utilizzata per il trattamento di tumori della prostata a basso e a medio rischio. Il trattamento per pazienti ad alto rischio è meno comune e controverso: secondo alcuni studi infatti l’efficacia di questo tipo di terapia era piuttosto scarsa.
Come spiega Timothy Showalter, docente presso il Dipartimento di Radiation Oncology del Thomas Jefferson University Hospital e coautore della ricerca: «Lo studio contraddice le politiche tradizionali di utilizzo delle tecniche brachiterapiche, suggerendo invece che ci può essere un miglioramento della sopravvivenza al cancro alla prostata per pazienti ad alto rischio. Anche se studi come questo non possono certo ritenersi come una prova della superiorità della brachiterapia, il nostro rapporto suggerisce comunque che essa non è meno efficace dell’EBRT e che dovrebbe essere considerata, perlomeno per alcuni uomini ad alto rischio di cancro alla prostata, come un intervento preferenziale».