Sanihelp.it – Una delle cose che da sempre più angoscia l'uomo è il declino fisico che consegue il passare degli anni: i vecchi subiscono l'ingiuria degli anni, diceva Francesco Guccini in una famosa canzone, ingiuria che comporta fastidiosi acciacchi e salute più cagionevole. Ma forse, ancor più spaventosa di questa precarietà fisica è la degenerazione a livello mentale che a volte l'anzianità porta con sé: da semplici disturbi di memoria a vera e propria demenza senile, che spesso priva di dignità l'essere umano.
Quest'ultima condizione è spesso causata da una vera e propria malattia degenerativa: il morbo di Alzheimer, autentico spauracchio per tutte le persone che raggiungono l'età avanzata. Questa patologia è infatti la più diffusa causa di demenza nelle persone anziane, e si stima che il suo impatto sulla popolazione mondiale sia addirittura in fase di crescita: si calcola infatti che entro pochi anni, una persona su ottantacinque sarà affetta da questa grave malattia. Il morbo di Alzheimer colpisce prevalentemente le persone che hanno superato il sessantacinquesimo anno di età: nonostante si conosca la patogenesi della malattia, che comporta la distruzione dei neuroni tramite la diminuzione di acetilcolina nel cervello, la ricerca non è ancora riuscita a trovare una cura. Al contrario, rispetto ai gravosi oneri che comporta per i sistemi sanitari dei vari paesi, oltre che per i parenti più prossimi di uno sfortunato famigliare che contrae questo morbo, gli investimenti per meglio comprendere e affrontare l'Alzheimer rimangono relativamente bassi.
Ciò nonostante, diverse equipe di ricercatori in tutto il mondo lottano per fornire una risposta all'enigma che ancora costituisce questo morbo, cercando di compiere passi avanti dal punto di vista della terapia. È notizia odierna che gli scienziati del Minneapolis VA Health Care System siano riusciti a teorizzare un legame tra il rallentamento degenerativo della malattia e l'assunzione, tramite alimentazione o integrazione, di vitamina E. Lo studio, pubblicato sul Journal of American Medical Association, è stato compiuto nell'arco di tre anni su di un campione di 613 pazienti: è stato notato che, coloro i quali son stati trattati con dosi massicce di vitamina E, hanno beneficiato di un 19% di riduzione del declino cognitivo rispetto ai degenti trattati con semplice placebo.
Vale dunque la pena ricordare come la vitamina E sia essenziale per il benessere fisico dell'organismo, essendo nota per garantire la normale funzione del tessuto muscolare e nervoso, oltre che per la sua importante funzione antiossidante a livello di membrane cellulare. È possibile assumere vitamina E tramite la dieta, ad esempio tramite olio di germe di grano e d'arachidi, mandorle, semi di girasole e nocciole tra gli altri.