Sanihelp.it – La chirurgia mininvasiva ha segnato un cambiamento importante negli interventi cardiochirurgici, per il paziente significa ridurre i tempi di ricovero e di convalescenza, rendere quasi impercettibili le cicatrici, non dover più subire interventi lunghissimi durante i quali a volte il cuore viene addirittura fermato.
Questa tecnica chirurgica è oggi utile nella maggior parte della patologie cardiache e anche per intervenire su pazienti che non possono essere sottoposti a un intervento di tipo tradizionale. Occorre una via d'accesso di pochi millimetri e, se si interviene in tempo, si può ritardare o evitare il trapianto di cuore. La riduzione del trauma subito durante l’intervento consente al paziente di tornare a casa dopo sei giorni, senza dover ricorrere alla riabilitazione.
«La vita del paziente dipende da quanto il cardiochirurgo ha dedicato la propria a raggiungere standard eccellenti. Per questo tipo di chirurgia è necessario un training importante, che segna la vita di un chirurgo in maniera totalizzante; oltretutto occorre modificare la visione solitaria, questa è una tecnica possibile solo in squadra. Fare interventi simili senza il supporto di tutte le professionalità che consentono di operare in tutta sicurezza il paziente sarebbe impossibile», commenta il Professor Giuseppe Speziale che guida dal 2008 l'équipe di cardiochirurgia dell'Anthea Hospital di Bari.