Sanihelp.it – Il welfare famigliare è in caduta libera, complice ancora una volta le ristrettezza a cui la crisi economica continua a costringere gli italiani.
Nel rapporto 'Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali' 2014 redatto da Unipol e Censis, i dati parlano di una diminuzione del 5,7% (circa 26,9 miliardi di euro) della spesa sanitaria privata, e una conseguente rinuncia complessiva da parte delle famiglie italiane di 6,9 milioni di prestazione mediche private, insomma numeri preoccupanti considerando che da lungo tempo le risorse familiari compensano un’offerta sempre più restrittiva del welfare pubblico.
E non solo. Il report rivela come, per la prima volta negli ultimi anni, sia diminuito di circa quattromila unità anche il numero delle badanti che prestano servizio nelle case degli anziani bisognosi, un segnale che consolida ancor di più la situazione di crisi in cui versa il welfare privato familiare.
Contando che l’aspettativa di vita si è allungata e che in Italia l’invecchiamento della popolazione porterà un conseguente incremento della disabilità e del numero di persone non autosufficienti (le stime parlano di 6,7 milioni di persone portatrici di disabilità nel 2040 dagli attuali 4,1 milioni), nel prossimo futuro assisteremo a un incremento importante della domanda di sanità e di assistenza, una domanda che l’odierno sistema della sanità pubblica non sarebbe in grado di soddisfare.
«Appare ormai maturo il tempo di una nuova integrazione tra pubblico e privato, capace non solo di garantire la tutela sanitaria e sociale delle persone, ma anche di favorire la crescita economica, a partire dai territori – spiega Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol – Se sapremo superare i pregiudizi consolidati, il pilastro socio-sanitario, inteso non più solo come un costo, può divenire una solida filiera economico-produttiva da aggiungere alle grandi direttrici politiche per il rilancio della crescita nel nostro Paese»
Insomma l’integrazione degli strumenti pubblici e privati si presenta come un'opportunità per rivalutare positivamente la cosiddetta white economy (l'economia della salute, dell'assistenza e del benessere delle persone), che oltre a garantire un miglior sistema di welfare, potrebbe divenire un importante canale di ripresa della condizione occupazionale e quindi della crescita economica del Paese.
Considerato nell'insieme infatti, il sistema di servizi di diagnostica e cura, farmaci, ricerca in campo medico e farmacologico, tecnologie biomedicali, servizi di assistenza a malati, disabili e persone non autosufficienti, genera oggi un valore di oltre 186 miliardi di euro (circa il 6% della produzione economica nazionale) e un’occupazione di 2,7 milioni di addetti.
«Nei lunghi anni della recessione le famiglie italiane hanno supplito con le proprie risorse ai tagli del welfare pubblico – conclude Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis – Oggi questo peso inizia a diventare insostenibile. Per questo è necessario far evolvere il mercato informale e spontaneo dei servizi alla persona in una moderna organizzazione che garantisca prezzi più bassi e migliori prestazioni utilizzando al meglio le risorse disponibili».