Sanihelp.it – Il tumore alla prostata è quello più diffuso tra gli uomini e la fase di diagnosi può avvalersi di una nuova tecnica, nata dall’incontro di immagini provenienti da risonanza magnetica ed ecografia. Si tratta della biopsia per fusione, utilizzata con successo presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) dall’équipe di Urologia guidata dal professor Giorgio Guazzoni.
Grazie alla biopsia per fusione è possibile mirare in maniera precisa le zone evidenziate dalla risonanza magnetica, trasferendovi le informazioni acquisite sull’immagine ecografica. Il risultato è una mappa tridimensionale che guida la biopsia, utile a ricostruire nel dettaglio la localizzazione e il volume del tumore.
Questa tecnica permette di effettuare un campionamento mirato, evitando biopsie multiple, soprattutto in casi selezionati o dubbi, come pazienti con precedente biopsia negativa ma con indicatori di rischio di tumore.
Il professor Guazzoni spiega: «La biopsia per fusione aumenta la precisione ed evita di dover pungere più volte la stessa zona, poiché permette di mirare al bersaglio indicato dalla risonanza magnetica fuso con l’ecografo. L’accoppiamento delle due immagini, frutto della tecnologia, può determinare un aumento delle percentuali di detection rate (meno tumori passano inosservati), e una riduzione del numero dei prelievi (solo quelli davvero necessari vengono effettuati). Si tratta di un’esperienza innovativa, unica in Lombardia, molto importante se consideriamo che il carcinoma prostatico è il tumore più diffuso negli uomini».