Sanihelp.it – Si sa che, oggigiorno, sono sempre più le persone che si rivolgono ad internet per comprendere se hanno qualcosa che non va: appena sentiamo un disturbo accendiamo il computer e andiamo a subito a cercare cosa potrebbe significare un determinato sintomo. Si tratta di un'abitudine fortemente sconsigliata dalla classe medica: il rischio è quello di essere fuorviati da personaggi non qualificati, di esacerbare la preoccupazione riguardo ad avvisaglie magari banali che non significano niente di grave, di ottenere una valutazione sommaria e imprecisa riguardo il proprio stato di salute.
Tuttavia, come oramai non sono poche le persone che possono raccontare di aver scoperto di soffrire di una malattia guardando la propria serie televisiva ospedaliera di riferimento, come ad esempio «Grey's Anatomy» o «Dottor House», così non è sempre detto che navigare il web per cercare notizie di tipo medico rappresenti un esercizio inutile e dannoso. In questo senso, la storia della diciannovenne inglese Bronte Doyne, deceduta a causa di una rara forma di tumore al fegato, risulta purtroppo drammaticamente esplicativa.
Nell'intervista rilasciata al Telegraph, la madre della ragazza ha rivelato come l'Ospedale di Nottingham avesse consigliato alla paziente di smettere di cercare i propri sintomi su Google, dopo aver subito un'operazione che, a dire dello staff medico britannico, era perfettamente riuscita ad estirparle un carcinoma epatocellulare fibrolamellare, forma rara di tumore al fegato che tende solitamente ad interessare adulti giovani non associato a cirrosi. Nonostante colpisca circa 200 persone ogni anno, avendo uno sviluppo piuttosto lento, se trattato con tempestività presenta ottime probabilità di guarigione: la percentuale di sopravvivenza dopo i 5 anni supera infatti il 50%. Tuttavia, tramite ricerche su internet, Bronte aveva scoperto che la neoplasia aveva altissime probabilità di recidiva, e che le era ritornata.
Nonostante non si trattasse di una pura e semplice ricerca su Google, ma di un'auto-analisi portata avanti grazie alle informazioni trovate sul sito internet Fondazione del cancro fibrolamellare, associazione con sede negli Stati Uniti, legata alla Casa Bianca, con un forum internazionale dedicato, i medici britannici hanno sottovalutato le informazioni portate da Bronte, consigliandole semplicemente di smettere di cercare dati medici sul web e confermandole che il male era stato estirpato. Nonostante l'operazione avrebbe dovuto risolvere il problema, nonostante i dottori avevano rassicurato la famiglia che l'intervento aveva definitivamente sconfitto il cancro, la ragazza ha continuato a stare male: ma persino di fronte al dolore i sanitari hanno continuato a sottovalutare il problema.
Quando finalmente i dottori hanno capito che qualcosa non va, era ormai troppo tardi: Bronte viene ricoverata solo dieci giorni prima di spirare, e muore solo 16 mesi dopo che gli era stato detto che sarebbe sopravvissuta al cancro al fegato che l'aveva colpita. L'Ospedale di Nottingham non ha potuto fare altro che scusarsi con la famiglia di Bronte, per avere sottovalutato le sue preoccupazioni e non aver prestato sufficiente attenzione alle sue convinzioni, pur figlie di una ricerca su internet. Sua madre, Lorraine, ha pubblicato i messaggi della figlia prima di morire, girandoli anche all'ospedale, in cui emerge tutta la frustrazione della povera ragazza per non essere stata presa sul serio dagli oncologi. L'obiettivo è ora quello di sensibilizzare non solo le persone riguardo questa rara malattia, ma anche gli ospedali affinché diventino maggiormente informatizzati.