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Artrite reumatoide: come scegliere il farmaco giusto

Sanihelp.it – Uno studio pubblicato dai ricercatori dell'università La Sapienza di Roma su Plos One è un passo avanti in quella che spesso viene chiamata la medicina delle 4P: predittiva, preventiva, personalizzata e partecipata.


Riguarda l’artrite reumatoide, una malattia autoimmune cronica che si stima colpisca tra lo 0,3 e 1,0% della popolazione mondiale: in Italia, in particolare, ne sono affette più di 300.000 persone di ogni età.

La disponibilità di terapie innovative, basate sull’uso di farmaci biotecnologici (quali i biologici antiTNF), ha modificato grandemente negli ultimi 15 anni la qualità di vita dei malati e la loro attesa di vita. Non tutti i malati rispondono però in modo adeguato a queste terapie: diventa utile disporre di marcatori di risposta, i biomarkers, capaci di individuare in anticipo su quali malati i farmaci saranno efficaci.

Da qui sono partiti gli scienziati che affrontano la problematica con un approccio metabolomico, cioè cercando l’impronta chimica (i metaboliti) dell’attività cellulare indotta dalla terapia farmacologica.

I ricercatori hanno analizzato il siero di un campione di malati trattati con terapia biologica anti-TFN, utilizzando metodi di risonanza magnetica nucleare, e ne hanno derivato il profilo metabolomico. I malati per i quali la cura risulta più efficace presentano un profilo caratteristico e diverso dai cosiddetti non-responders: questo consente di predire l’efficacia del farmaco e quindi di risparmiare i costi di cure che si rivelerebbero inutili, in circa il 30% dei malati, nonché i rischi di possibili effetti collaterali.

Le tracce chimiche dell’attività cellulare creano una rete di profili, una mappa sulla quale gruppi di malati con le stesse caratteristiche si troveranno a essere posizionati vicini tra loro e quelli sui quali il farmaco risulta efficace si muoveranno nella stessa direzione.

Nel caso si riuscissero a individuare i descrittori essenziali è ipotizzabile dotare il malato di una sorta di navigatore metabolomico che permette l’interazione anche a distanza. Infatti questa tecnologia a basso costo rivela la concentrazione dei biomarcatori e mette i dati a disposizione del medico per valutare in tempo reale la risposta alla terapia. Ora stanno lavorando alla messa a punto di dispositivi di tipo lab-on-a-chip, con i quali indagare il profilo di risposta del singolo malato e seguirlo durante la terapia. 


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