Sanihelp.it – Gli italiani: popolo di santi, poeti, navigatori e… gesticolatori. Sarà per la nostra indole da attori nati, sarà per la nostra natura spontanea, ma è risaputo che comunichiamo, oltre che a parole, con ampi cenni. Chiunque abbia visto il film «Mangia, prega, ama», ricorderà come nelle sue vacanze italiane Julia Roberts abbia dovuto imparare, oltre uno stile di vita maggiormente rilassato di quello americano, anche come utilizzare il linguaggio dei segni delle strade dello Stivale. Ma come fa il cervello a processare le informazioni che derivano dai gesti, e a codificarle in un messaggio facilmente comprensibile?
È vero: certi cenni sono intuitivi, istintivi, imitativi, come quello di portarsi la mano all'orecchio se vogliamo che l'interlocutore ripeta ciò che ha detto, o piegare l'indice più volte per chiedere a qualcuno di avvicinarsi a noi, o ancora portarsi due dieta alla bocca per imitare un fumatore. Tuttavia, altri rappresentano convenzioni meno semplici da afferrare, come per esempio il cerchio che formano pollice e indice per indicare che qualcosa è OK. Questi gesti, tanto semplici quanto quotidiani, sono stati analizzati dall'Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Segrate, che ha compiuto una sperimentazione in collaborazione col Cognitive Electrophysiology Lab dell'Università di Milano-Bicocca pubblicata sulla rivista online specializzata Brain and Language.
L'analisi è stata denominata «Semantic brain areas are involved in gesture comprehension: an electrical neuroimaging study», traducibile letteralmente come «Le aree semantiche del cervello sono coinvolte nella comprensione dei gesti: uno studio di neuroimaging»: gli scienziati hanno studiato i meccanismi neurali che codificano la gestualità spontanea dei volontari, udenti, sottoponendoli ad una serie di 187 cenni che sostituiscono o supportano la comunicazione della lingua italiana, misurandone le reazioni. Mimiche facciali, movimenti, posture compiute da sei soggetti, tre maschi e tre femmine, per un totale di circa 1222 gesti: di questi, 800 sono stati abbinati ad una descrizione verbale, per la metà dei quali incongruente, onde monitorare i meccanismi di comprensione semantica di 18 studenti.
L'osservazione ha evidenziato come la risposta bioelettrica di chi cercava di codificare i cenni indicavano segnali neurali che corrispondevano ad aree cerebrali linguistiche-semantiche, particolarmente il lobo temporale mediale sinistro e il talamo, e sintattiche per quel che concerne i messaggi audiovisivi, quali il lobo temporale superiore. Particolarmente attivo anche il sistema di neuroni specchio fronto-parietale, presenti nella corteccia pre-motoria e nella corteccia parietale inferiore sinistra, e le aree coinvolte nell'elaborazione delle parti del corpo e del volto. Ciò che ha evidenziato lo studio è che la nostra comprensione e utilizzo della gestualità spontanea è affidata ad un sistema neurale posto a metà strada tra quello del linguaggio del corpo, che svela sovente il nostro d'animo, e quello del linguaggio formale dei segni, utilizzato dai non-udenti.