Sanihelp.it – Chiunque abbia provato almeno una volta nella vita a correre, ben conosce la sensazione di benessere che questo sport è in grado di regalare. Dopo i primi chilometri, la fatica passa in secondo piano, e la voglia di proseguire nell’allenamento si fa strada. Ma qual è il meccanismo che suscita questa sorta di euforia, che spinge l’atleta a voler migliorare la propria performance? A cercare di dare una risposta a questa domanda, sono stati i ricercatori dell'Università di Montreal, attraverso uno studio effettuato su un campione di topi da laboratorio geneticamente modificati, privati di una proteina leptino-sensibile, deputata a trasmettere i segnali della leptina (l'ormone della sazietà) ai neuroni. A questo processo segue poi il rilascio di dopamina, responsabile del senso di ricompensa. Una diminuzione di dopamina porterebbe, secondo la Scienza, ad un aumento del desiderio di ricompensa.
Durante lo studio i ricercatori hanno potuto osservare come i topi con livelli bassi di leptina correvano 11 chilometri al giorno contro i 6 degli appartenenti al gruppo di controllo.Gli animali geneticamente modificati trascorrevano inoltre più tempo degli altri nell'area riservata alla corsa.
Un drastico calo di leptina invierebbe dunque al nostro cervello un segnale di fame che a sua volta provocherebbe, secondo i ricercatori, un aumento della motivazione alla corsa con il fine di migliorare qualità ataviche come la capacità di esplorazione e di ricerca del cibo, con benefici evidenti sulla qualità e la durata della corsa.