Sanihelp.it – Capacità di ascolto, pazienza, comprensione e rispetto dei bisogni dell'altro, un linguaggio semplice e preciso ma che tocchi le corde emotive del malato. In una parola, empatia: è questa la nuova pillola che ogni medico dovrebbe avere nella borsa, per migliorare l'efficacia di qualsiasi terapia.
Un rapporto empatico medico-paziente aumenta fino al 40% l'efficacia delle cure, migliorando l'aderenza ai trattamenti e diminuendo di 4 volte il rischio di effetti collaterali e ricoveri, con effetti positivi sui camici bianchi stessi: l'empatia in ambulatorio, aiutando a costruire un rapporto di maggior fiducia, taglia le denunce per malpractice e riduce il pericolo di sindrome da burnout o da logoramento in corsia, l'esaurimento che è un pericolo concreto per circa 8 camici bianchi su 10.
Lo rivelano gli esperti riuniti per il congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), sottolineando che sono troppo pochi i medici che hanno capito l'importanza dell'empatia: appena il 22% instaura un buon rapporto coi malati, spesso perché non ne ha neppure il tempo visto che una visita dura in media 9 minuti e già dopo 20 secondi di dialogo il malato viene interrotto.
La buona notizia è che l'empatia si può insegnare attraverso lezioni frontali ed esperienze guidate in corsia: la Simi ha già proposto perciò di inserire nel corso di laurea in medicina e chirurgia un modulo di scienze umane, da seguire durante i 6 anni di studio attraverso seminari e didattica teorico-pratica dedicata.
Pochi malati vedono appagato il loro desiderio di dialogo con il medico, che spesso è frettoloso o assente: in media guarda lo schermo del pc o dello smartphone anziché la persona che ha davanti per i due terzi del tempo della visita.
Ascoltare le ragioni e le emozioni del malato è invece il punto di partenza fondamentale per avere una visione più ampia e circostanziata della patologia e porre una miglior diagnosi, prescrivere esami e terapie adeguate che poi saranno seguite con maggior convinzione e attenzione: ognuno ha bisogno di sentirsi accolto nella sua esperienza di malattia, sapere che il medico capisce la propria situazione emotiva innesca meccanismi che favoriscono l'aderenza alla terapia e perfino il miglioramento di parametri biologici.
Numerosi studi hanno dimostrato che un rapporto empatico rende più efficienti le cure in caso di malattie cardiovascolari, diabete, dolore e riduce lo stress, con effetti positivi sul benessere generale e sulle capacità di recupero.
L'empatia però non è una semplice emozione, ma un evento cognitivo che può essere acquisito. L'obiettivo è approfondire temi come bioetica o psicologia clinica attraverso seminari, didattica teorico-pratica a piccoli gruppi ed esperienze sul campo in reparti e ambulatori. Questo potrà insegnare ai futuri medici come ascoltare i malati e recepire i loro segnali di disagio emotivo, per migliorare il rapporto medico-paziente a tutto vantaggio di entrambi.