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Lifting addio, oggi la bellezza è appesa a un filo

Sanihelp.it – Si sente parlare sempre più spesso dell’utilizzo dei fili di trazione in sostituzione del
vecchio lifting chirurgico. «Non trattandosi di trattamenti invasivi i vantaggi sono tanti: non occorre la sala operatoria, non bisogna fare tagli, non si utilizza l’anestesia e non si verificano postumi dell’intervento», spiega il dottor Lucio Miori, dermatologo a Peschiera del Garda e docente della Scuola di medicina estetica Agorà.


Questo lifting non chirurgico interviene tramite dei fili riassorbibili in PDO (polidiossanone, il materiale non allergizzante, utilizzato per le suture chirurgiche riassorbibili), inseriti nel derma o nel sottocute con l’ausilio di aghi sottili, senza ancoraggio, con un’azione di biostimolazione e rassodamento, nel caso dei fili lisci, con un’azione di distensione e trazione del tessuto soprastante nel caso dei fili spinati bidirezionali, dei fili spinati tridirezionali o in 3D o dei fili bidirezionali a coni interamente in PDO.

Come funziona? «I fili vengono impiantati seguendo l’orientamento delle direttrici gravitazionali.
In questo modo esercitano un’azione di sostegno e stiramento della matrice extracellulare – spiega il dottore – Inducono nell’organismo una produzione delle fibre collagene nel momento in cui vengono introdotti, creando una struttura sottocutanea con la funzione di contrastare il cedimento della pelle. Non sono necessari punti di sutura, poiché il meccanismo su cui si basano i fili è di tipo biologico e fisiologico».

Gli effetti: definizione di un contorno naturale, miglioramento senza cambiamenti radicali, sostegno delle zone lasse, effetto di sollevamento e tonificazione della ptosi gravitazionale, ripristino dei contorni e dei cedimenti di viso e corpo, miglioramento della texture e dell’elasticità cutanea, con azione liftante.

Gli effetti estetici sono immediati quando c’è l’indicazione per i fili spinati di distensione e trazione, si producono gradualmente con quelli lisci e sono visibili a partire dalla 2-3 settimana, raggiungono il picco massimo a circa 3 mesi dal trattamento e perdurano per un periodo compreso tra 12 e 18 mesi.

La procedura è indicata per persone tra i 35 e i 65 anni, quando mostrano i primi segni di lassità ma anche quando oramai sono conclamati, è perfetta come trattamento sia preventivo sia riparativo di cedimenti gravitazionali, per un lifting di aree del viso, collo, décolleté e corpo o per un trattamento localizzato per migliorare aree specifiche: guance, zona malare, coda del sopracciglio, profilo mandibolare, pieghe nasolabiali, linee della marionetta, collo e dorso delle mani, interno di braccia e cosce, area peri-ombelicale. 

«I fili di trazione si conoscono ormai da circa 15 anni ma la novità risiede nelle tecniche e nelle aree di utilizzo – prosegue il medico – Per esempio il naso: esistono  fili di trazione spinati di calibro importante, veicolati da una cannula speciale, in grado di attraversare la cartilagine per una rinoplastica non chirurgica.


La procedura prevede l’utilizzo di punture di anestesia locali (lidocaina all’1%) iniettata nella punta del naso e lungo il percorso della cannula fino all’attaccatura superiore del naso. Si pratica un foro per la cannula, la si inserisce plicando verso l’alto la pelle e la si sfila mantenendo plicata la pelle. Il filo è inserito e l’effetto è immediato. Dopo l’impianto si raccomanda di evitare un’eccessiva esposizione solare e, se necessario, usare la massima protezione (SPF 50+). Alla fine della seduta non vi è nessun effetto collaterale, si può riprendere la propria attività e utilizzare il make-up».

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