Sanihelp.it – Presentato a Roma il Comitato Sindrome dell’Intestino Irritabile, un nuovo organismo che si prefigge di favorire la conoscenza, la diagnosi e l’accesso alle terapie per una patologia ampiamente diffusa nelle sue diverse manifestazioni, alcune delle quali – anche se circoscritte – di estrema gravità e forte impatto sullo stato di salute e la qualità della vita.
La Senatrice Emanuela Baio, vicepresidente del comitato, ne ha illustrato le finalità di tutela e le modalità operative che prevedono il coinvolgimento di altre istituzioni, enti e associazioni interessati a perseguire i 10 obiettivi esposti nel Manifesto dei Diritti della Persona con Sindrome dell’Intestino Irritabile.
La costituzione del Comitato è in linea con l’obiettivo di offrire una risposta a un’istanza sanitaria sottostimata e spesso trascurata, che fa seguito anche ai risultati di un’indagine sulla patologia condotta dal Censis.
Dolore addominale, meteorismo e gonfiore, accompagnati da stipsi e/o diarrea sono i principali sintomi che la caratterizzano, conferma la ricerca. La diagnosi non di rado è tardiva perché inizialmente sottovalutata dagli stessi malati e perché i suoi sintomi sono spesso contrastati in modo inadeguato con un casuale, inefficace e a volte dannoso fai-da-te.
L’intervento di contrasto riguarda anzitutto la modifica del regime alimentare, al quale si affianca la tendenza a combinare più rimedi: dai prodotti naturali ai farmaci da banco a quelli prescritti dal medico.
Fortunatamente è meno frequente, ma comunque diffusa, la pratica di curarsi in base alle informazioni raccolte autonomamente sulla rete. Un quadro complesso se si pensa che solo il 5% dei malati si rivolge al gastroenterologo: un fatto che attribuisce al medico di medicina generale un ruolo centrale nel favorire l’emersione della patologia e un suo più efficace contrasto. L’esordio della sindrome dell’intestino irritabile è di solito antecedente ai 30 anni di età e colpisce prevalentemente tra i 20 e i 40 anni.
Oggi sono disponibili terapie con azione mirata che interferiscono contemporaneamente con i sintomi del dolore e della stipsi. Sarebbe importante che queste terapie, almeno per i malati più gravi, fossero dispensate dal Servizio sanitario nazionale, magari su esclusiva prescrizione dello specialista.