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Torna l’incubo aviaria, sia in Italia che negli USA

Massima allerta nelle due nazioni

Sanihelp.it – È nuovamente allarme Aviaria nel nostro Paese. Il 28 dicembre scorso, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Padova, sede del Centro di referenza nazionale per l’Aviaria, ha confermato una positività per virus influenzale tipo A, sottotipo H5N5. Il virus è stato rinvenuto nei resti di un fischione selvatico – una specie di volatile simile alle anatre – trovato morto a Grado. Le analisi hanno confermato che si tratta di virus ad alta patogenicità, cosicché il timore è che torni la sindrome dell'influenza Aviaria come accadde a metà degli anni 2000.


Il 9 novembre e il 7 dicembre scorsi il Ministero della Salute, considerata la grave situazione epidemiologica europea legata alla circolazione del virus in numerosi Stati membri, aveva emanato alcune disposizioni per il rafforzamento delle attività di vigilanza veterinaria permanente, con particolare riferimento alla verifica dell'applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti industriali di pollame, raccomandando di mantenere al chiuso il pollame nelle aree densamente popolate. Ora, a seguito del ritrovamento del fischione a Grado, sono state impartite ulteriori misure straordinarie di controllo che prevedono la sospensione immediata della deroga al divieto di utilizzo nell'attività venatoria nazionale dei richiami vivi appartenenti agli ordini degli anseriformi e caradriformi.

Fabio Perco, direttore della Stazione biologica dell'Isola della Cona, ha affermato come sia ancora presto per dire se il virus aviario trovato sull’anatra può essere pericoloso per l’uomo; ad ogni modo l’allerta è massima.

Quasi in contemporanea al caso italiano, negli Stati Uniti è stato segnalato un possibile primo caso di trasmissione dell’influenza Aviaria dai felini all’uomo. L’annuncio proviene dalle autorità sanitarie di New York, dove un veterinario ha manifestato sintomi, fortunatamente lievi, riconducibili a uno dei ceppi del virus, l’H7N2. Il virus si era diffuso tra oltre 100 animali presenti in un gattile cittadino in cui lavorava il veterinario; da quel momento oltre 350 persone che lavoravano nel rifugio sono state sottoposte a test e, tranne un solo caso, i risultati sono stati fortunatamente negativi. Secondo quanto riferito dai medici, il veterinario avrebbe lavorato troppo a stretto contatto coi felini infetti, presumibilmente col viso vicino al loro muso; in tal modo avrebbe contratto il virus dell’Aviaria.

La notizia è stata accolta con grande stupore, anche se già in passato si erano registrati alcuni casi di trasmissione del virus dagli uccelli ai gatti: «ogni volta che il virus dell’Aviaria si adatta a un nuovo animale – ha dichiarato Jay Varma, vice-commissario per il controllo della malattie al Dipartimento della Salute di New York – bisogna preoccuparsi del contagio tra simili e tra gli essere umani che se ne prendono cura».

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