Sanihelp.it – La figura del nutrizionista è davvero indispensabile nei percorsi terapeutici dei malati oncologici specie quelli con tumore allo stomaco: a ribadirlo con forza un seminario recentemente svoltosi a Roma e promosso dall’Associazione Vivere senza stomaco.
Quando si arriva a formulare una diagnosi di tumore allo stomaco, spesso la neoplasia si trova già in uno stato avanzato, quando purtroppo vi sono già le metastasi, questo perché la sintomatologia di molte di queste forme tumorali sono subdole o poco riconoscibili.
In Italia l’incidenza di questi tumori è relativamente bassa, nel 2017 sono state diagnosticati circa 13000 nuovi casi ed è questo il motivo per cui nel nostro Paese, non ci sono programmi di screening volti alla diagnosi precoce.
L’incidenza di queste forme tumorali, tuttavia, si potrebbe ulteriormente ridurre non sottovalutando mai le infezioni da Helicobacter pylori: la presenza del batterio nello stomaco rappresenta, infatti, uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del carcinoma.
L’eradicazione e la non infezione da parte di questo batterio passa anche dall’adottare stili di vita corretti, ovvero dal mantenersi normopeso, non fumare, non essere obesi e adottare una dieta che preveda il consumo regolare di frutta e verdura e povera di carni rosse e cibi conservati trattati cioè con nitrati e nitriti.
Quando si fa diagnosi di tumore allo stomaco e per la risoluzione, almeno parziale, della patologia si è costretti ad effettuare la resezione dello stomaco non è affatto raro osservare malnutrizione. Oltre a questa gravissima problematica nei pazienti si riscontrano problemi digestivi dovuti proprio alla mancanza dello stomaco, ma anche problemi dovuti agli effetti collaterali delle terapie chemioterapiche a cui bisogna sottoporre i pazienti per ridurre il rischio recidiva.
Per capire la portata della problematica è interessante riflettere sulle parole del professor Maurizio Muscaritoli, presidente della SINuC (Società Italiana di Nutrizione Clinica): «I problemi nutrizionali accompagnano i pazienti sin dalle prime fasi della malattia: il 40% per esempio non termina i trattamenti farmacologici ed è costretto ad interrompere la chemioterapia perché troppo debilitato. La malnutrizione non può più essere considerata un ineluttabile effetto collaterale della malattia, ma una sorta di comorbidità. Il 20% dei pazienti affetti da neoplasia, non supera la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione e uno status nutrizionale inadeguato interferisce anche con l’efficacia delle cure. Ecco perché è necessario una valutazione specialistica da parte di un nutrizionista clinico sin dalla prima visita oncologica»