Sanihelp.it – Due medici britannici, Chantal Cox-George e Susan Bewley, hanno vagliato studi scientifici e discusso con esperti del settore per valutare pro e contro dell'uso dei cosiddetti sexbot, i robot per il sesso, pubblicando il risultato delle loro valutazioni in un editoriale sulla rivista scientifica Bmj Sexual & Reproductive Health.
È emerso così che non esistono prove scientifiche che dimostrino la tanto declamata utilità di questi robot nel contrastare disfunzioni sessuali, malattie sessualmente trasmissibili, prostituzione, violenze sulle donne e pedofilia. Non è emerso, infatti, alcuno studio relativo alle implicazioni per la salute dei robot sessuali. «Attualmente il principio di precauzione dovrebbe portarci a respingere l'uso clinico dei robot sessuali finché i loro ipotetici benefici non vengano provati empiricamente» hanno dichiarato le due esperte.
Per esempio, secondo i dati raccolti, risulta piuttosto fantasiosa l’ipotesi che i sexbot possano ridurre fenomeni come il turismo sessuale e la prostituzione, incoraggiando addirittura il sesso sicuro perché realizzati con materiali lavabili e resistenti ai batteri.
Più plausibile, invece, sembra l’opzione che ritiene di poter usare i robot i per superare le difficoltà di relazione, la disfunzione erettile e per i casi di astinenza sessuale forzata, anche se difficilmente riusciranno a colmare il senso di solitudine. Molti dubbi, infine, riguardano anche la proclamata utilità nel contrastare violenze sessuali e pedofilia: invece che rappresentare uno sfogo sicuro, i robot sessuali potrebbero in realtà normalizzare questi atti diventando addirittura una palestra dove allenarsi alla violenza.