Sanihelp.it – Nel solco delle attività condotte dal CIMec (Centro Mente Cervello dell’Università di Trento) di Rovereto sul cervello e sui meccanismi di apprendimento, è stato pubblicato uno studio sulla rivista Journal of Vision, che ha svelato come esista un piccolo, involontario, movimento degli occhi che rivela se una persona abbia appreso realmente, senza bisogno che lo esprima.
Questo meccanismo consente, dunque, di accertarsi che a capire siano persone che altrimenti difficilmente lo dimostrerebbero come succede con i bambini molto piccoli, le persone autistiche o affette da deficit motori invalidanti (ad esempio il morbo di Parkinson).
In tutti questi casi, misurare il grado di attenzione e comprensione tramite le risposte può essere davvero difficile.
Gli autori di questo lavoro di ricerca si sono chiesti come è possibile sapere se queste persone stanno davvero imparando o comunque stanno assimilando informazioni utili per loro.
E così hanno scoperto che è possibile osservare il movimento inconsapevole degli occhi, che riflettono la capacità del cervello di apprendere.
Nel corso dell’esperimento che ha dato origine allo studio, i ricercatori hanno raccolto dati utilizzando un eye tracker, un dispositivo che permette di misurare dove stiamo guardando.
«Abbiamo mostrato più volte ai volontari una serie di immagini a destra a sinistra del campo visivo secondo alcuni schemi identificabili e prevedibili», ha spiega Giuseppe Notaro, primo firmatario dell’articolo. «Abbiamo osservato la velocità con cui le persone guardavano queste immagini, seguendo degli schemi ben precisi che potevano essere appresi. Osservavano più velocemente le immagini se presentate nelle posizioni attese, e sorprendentemente, la posizione degli occhi prima che l’immagine fosse presentata indicava proprio dove fosse attesa l’immagine. L’occhio si muove quindi anticipando istintivamente il movimento verso il punto dove il soggetto si aspetta che compaia l’immagine successiva. Questo piccolo movimento dell’occhio ci dà molte informazioni. Lascia dedurre che il cervello sappia prepararsi in anticipo una volta appresa un’informazione. Ci permette di catturare uno stato cognitivo prima ancora di ricevere dal soggetto una reazione »consueta», come una risposta a voce, un gesto del capo o un clic su un pulsante».
«La presenza di questi segnali anticipatori – aggiunto Uri Hasson, coordinatore dello studio – ci dà la possibilità di misurare la capacità di attenzione o di apprendimento con maggiore precisione. Sono segnali piccoli e che probabilmente vengono inviati senza consapevolezza da parte del soggetto, tuttavia sono molto affidabili».