Sanihelp.it – La serotonina regola il comportamento del cervello e spinge alcuni individui a essere più aggressivi. Lo studio dell'Università di Cambridge è stato pubblicato su Biological Psychiatry.
Attraverso la manipolazione della dieta, i ricercatori hanno alterato i livelli di serotonina dei partecipanti allo studio. Un giorno è stata fornita loro una miscela di aminoacidi cui mancava il triptofano, un precursore della serotonina; in altri giorni un placebo con la stessa miscela contenente una normale quantità di triptofano.
I ricercatori, attraverso la risonanza magnetica funzionale hanno poi scansionato il cervello dei volontari, in modo da verificare le differenze nei livelli di comunicazione tra le diverse regioni del cervello a seconda che i loro visi si mostrassero arrabbiati, tristi o neutri. Ne è emerso che bassi livelli di serotonina indeboliscono le comunicazioni tra alcune aree del sistema limbico emozionale e i lobi frontali, rendendo più difficile per la corteccia prefrontale controllare le risposte emotive della rabbia. Negli individui cui era già nota una tendenza a comportamenti aggressivi, i livelli di comunicazione tra queste aree del cervello sono risultati ancora più scarsi.
Molly Crockett, ricercatore presso il Cambridge's Behavioural and Clinical Neuroscience Institute e primo autore dello studio, spiega: «Sappiamo da decenni che la serotonina svolge un ruolo chiave nell'aggressione, ma solo adesso disponiamo di una tecnologia che ci permette di esaminare il cervello per capire quanto la serotonina ci aiuta a regolare i nostri impulsi emotivi. Combinando una lunga tradizione nella ricerca comportamentale con le nuove tecnologie, siamo finalmente in grado di scoprire il meccanismo attraverso cui essa può influenzare l'aggressione».
Nel progetto è stato coinvolto anche un ricercatore italiano del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Luca Passamonti, visiting scientist presso la Cognition and Brain Sciences Unit of the Medical Research Council di Cambridge. «Anche se questi risultati vengono da volontari sani, possono essere molto utili anche per una vasta gamma di disturbi psichiatrici in cui la violenza è un problema comune; possono per esempio aiutare a spiegare i meccanismi cerebrali di un disturbo psichiatrico noto come disturbo esplosivo intermittente, che induce in chi ne è affetto incontrollabili scatti di violenza. Siamo fiduciosi che la nostra ricerca porterà a una migliore capacità diagnostica e a migliori trattamenti per questo tipo di patologie».