Sanihelp.it – Negli ultimi anni è aumentato l’interesse scientifico sui benefici derivanti da alcune sostanze contenute negli alimenti di origine vegetale: stiamo parlando dei polifenoli, indicati dalla Ricerca come i più potenti antiossidanti naturali. Tanto che è nata addirittura una branca della Scienza, la Nutraceutica, che si dedica prevalentemente allo studio di questi elementi, in grado di interagire profondamente con il nostro metabolismo.
«I polifenoli sono molecole chimiche che rappresentano il sistema immunitario delle piante» spiega il professor Giovanni Scapagnini, docente di Biochimica Clinica alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi del Molise e membro del Direttivo della SINut (Società Italiana di Nutraceutica). «Vengono prodotti dal mondo vegetale per difendersi da situazioni esterne: funghi, batteri, raggi UV ecc. Per gli organismi animali essi rappresentano invece delle sostanze aliene, ovvero esterne alla loro biochimica, che vengono però normalmente acquisite attraverso l’alimentazione».
Ma c’è di più: i polifenoli sono dei non nutrienti (non servono infatti a produrre energia) in grado di interferire a più livelli sul sistema dei segnali cellulari ed innescare un’attivazione dei sistemi di difesa. «Questo tipo di azione è stata studiata a livello molecolare» continua il prof. Scapagnini «ed esistono moltissime informazioni su quali siano gli interruttori che i polifenoli vanno a premere nelle cellule. Si tratta di interruttori che scatenano una reazione molto positiva poiché attivano un sistema antinfiammatorio generale, con ricadute positive importanti sul sistema biologico della cellula e, più in generale, sull’organismo».
Ma quali sono in pratica i vantaggi di una dieta ricca di polifenoli? Quali le eventuali patologie che possono beneficiare di una integrazione con queste importanti sostanze prodotte dal mondo vegetale? Lo abbiamo chiesto alla Scienza che ci ha risposto in 3 punti:
– Riduzione dell’infiammazione cellulare, che non è una semplice situazione di disagio momentanea (come il raffreddore o un rigonfiamento per intenderci), ma che si traduce in una costante attivazione di un interruttore genetico (NF-kB) in grado di influire sui geni infiammatori nel DNA della cellula. I polifenoli sono in grado di limitare l'attività di questo interruttore con la conseguenza di ridurre così i livelli di infiammazione cellulare. Che significa in due parole: meno malattie croniche e una migliore qualità della vita.
– Aumento dell’energia disponibile per compiere i processi vitali, dovuto all’influenza che i polifenoli sembrano avere sull’attivazione del sensore energetico della cellula, l’AMP-chinasi, un enzima programmato per vigilare sulle riserve energetiche e in grado di promuovere la formazione di nuovi mitocondri, facilitare lo sviluppo di energia dai grassi, ridurre il colesterolo e migliorare il flusso sanguigno. Non a caso esso è definito anche l’enzima della vita.
– Induzione del processo di ormesi, un adattamento positivo che si innesca a seguito di una situazione dannosa. I polifenoli infatti sarebbero in grado di stimolare l’attivazione dei meccanismi di difesa nella cellula. Ciò provocherebbe a sua volta un aumento della capacità di sopravvivenza della cellula. In effetti non c’è motivo di difendersi dai polifenoli, ma ciò fa si che la cellula diventi molto più resistente. La loro presenza di queste sostanze induce il fattore di trascrizione Nrf2 a entrare nel nucleo, attivando tutti gli elementi di difesa e detossificanti della cellula.
Tutto ciò si traduce in un minor rischio dell’insorgenza di patologie croniche quali il diabete, l’ipertensione ecc. e degenerative come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson e altre; una miglior condizione psico-fisica, soprattutto per coloro che praticano attività fisica; un rallentamento del processo di invecchiamento, con un’azione importante di distruzione dei radicali liberi.
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