Sanihelp.it – La pandemia di Covid-19 sta avendo impatti incredibili a tutti i livelli. E sta colpendo anche il settore dei condom: si parla già di un deficit di 100 milioni di profilattici, solitamente commercializzati a livello internazionale e forniti a servizi sanitari statali tra cui quello britannico o distribuiti da programmi di aiuto come il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.
Perché scarseggiano? Perché le maggiori produzioni del settore sono state costrette a chiudere temporaneamente i propri impianti. Diversi produttori di preservativi hanno sede in Cina, in India e Thailandia, tutte realtà più o meno colpite dalla pandemia. Una delle massime aziende produttrici, Karex Bhd, da cui esce un quinto dei profilattici usati a livello mondiale, ha sede in Malaysia (uno dei Paesi del sud-est asiatico più colpiti), dove, in virtù delle restrizioni adottate contro il coronavirus, è stato necessario chiudere gli impianti per alcuni giorni prima di poterli riaprire, in quanto industria essenziale, ma con la forza lavoro dimezzata.
L’amministratore delegato dell'azienda malese, Goh Miah Kiat, intervistato dal Guardian, avverte che così sarà difficile tenere il passo della domanda e aggiunge: «Assisteremo a una carenza globale di preservativi ovunque, il che sarà spaventoso. La mia preoccupazione è che per molti programmi umanitari. In Africa, la carenza non sarà solo di due settimane o un mese. Questa carenza può durare mesi».
Una carenza di profilattici, infatti, potrebbe determinare un altro problema sanitario da non sottovalutare: la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, che già da prima del Covid-19 rappresentavano un serio pericolo non solo per la fertilità, ma anche per la salute generale. Pensiamo all’Hiv, ma anche sifilide, gonorrea, clamidia, solo per citarne alcune.