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Impatto dello smartworking sul benessere dei lavoratori

Sanihelp.it – Secondo un sondaggio online commissionato da Fellowes,  fornitore di soluzioni per ambienti di lavoro sani ed eseguita da Atomik Research su un panel di 1.000 impiegati italiani, dal 10 al 14 novembre 2020 che hanno lavorato da casa per almeno 4 mesi a causa del Coronavirus, il lavoro da casa sta avendo importanti ripercussioni emotive e di salute.


Quasi la metà degli intervistati (45%) ammette di sentirsi stressato, il 36% isolato e stanco, mentre il 33% dice di essere più triste da quando è iniziato il lavoro da remoto.

Le postazioni di lavoro domestiche sono spesso inadeguate, mettendo a rischio la salute fisica dei lavoratori: oltre la metà degli impiegati (51%) afferma che la propria postazione di lavoro domestica è fonte di un maggiore affaticamento rispetto alla scrivania in ufficio e solo il 31% è organizzato in maniera consona per il lavoro agile. 

Il 15%, infatti, ammette di lavorare sul tavolo da pranzo, l’11% sul tavolo da cucina, il 5% sul divano e il 3% sul letto.

Non c'è da stupirsi, quindi, che i lavoratori soffrano di diversi disturbi, tra cui stanchezza oculare (51%), mal di testa (48%), mal di schiena (30%), torcicollo (32%) e dolore alle spalle (28%)

.Dalla ricerca si evince che pochi accorgimenti renderebbero migliore l’ambiente di lavoro domestico, tra cui una nuova sedia (31%), un migliore supporto per lo schienale (29%) e la possibilità di passare meno tempo seduti (29%).

Non manca chi ha provveduto a migliorare la propria postazione lavorativa a sue spese, investendo in media 800 euro per l’acquisto di attrezzature capaci di rendere più confortevole il lavoro da casa, come una poltrona da scrivania (20%) o un mouse ergonomico (18%).


Nonostante la percezione comune che lavorare da casa significhi un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, diversi sono gli aspetti negativi riscontrati dagli intervistati: circa la metà (49%) afferma di lavorare più ore quando si trova a casa rispetto all’ufficio, il 41% ritiene di dover essere sempre disponibile in ogni momento della giornata, mentre il 36% dichiara di non essere in grado di separare vita privata e professionale.

Il 28% dei lavoratori italiani ritiene di essere troppo occupato per fare una pausa e il 27% occupa il tempo del tragitto casa/ufficio per lavorare. 

Guardando ai prossimi mesi e al post lockdown, il 47% degli intervistati vorrebbe alternare il lavoro da casa con il lavoro in ufficio, lavorando da remoto alcuni giorni alla settimana; il 35% ritiene infatti che un approccio lavorativo misto in cui i dipendenti trascorrono parte della settimana a casa e parte della settimana in ufficio sia la soluzione che verrà usata dalle aziende, così come un maggiore affidamento sulla tecnologia e sulle piattaforme virtuali (32%), e una maggiore flessibilità per gli impiegati (29%).

La ricerca evidenzia infine alcune differenze di genere e come il lavoro da remoto sia percepito in maniera differente da uomini e donne.

Gli uomini affermano infatti di essere maggiormente incoraggiati dai propri titolari nel prendere pause dalla scrivania (67% contro 54% delle donne), mentre il 45% delle donne si sente maggiormente sotto pressione, ritenendo di dover essere sempre disponibile durante l’arco della giornata, percentuale che scende al 35% negli uomini.

Per quanto riguarda il supporto nel lavoro da remoto, gli uomini affermano di aver ricevuto un aiuto maggiore (50% contro 40% delle donne) a cui si aggiunge inoltre la fornitura di attrezzatura per l’ufficio domestico (60% contro 47% delle donne).

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