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Frutti dimenticati: la prugnola

Sanihelp.it – Appartenente, come chiarisce il nome, alla famiglia dei pruni, il prugnolo è una pianta di medie dimensioni che cresce di frequente nei boschi collinari aperti e luminosi o nelle siepi e nelle formazioni di arbusti in Europa, Africa settentrionale, Asia occidentale.
Tutte le varietà di prugnolo coltivate in Italia sono da ornamento: vengono richieste per la decorazione di parchi e giardini a causa della fioritura più duratura e della colorazione variegata dei fiori e delle foglie.


I frutti del prugnolo, chiamati appunto prugnole, vengono raccolti quando sono ben maturi per la preparazione di liquori.  Contengono molto tannino (responsabile del tipico sapore aspro), flavonoidi, acido malico, saccarosio, pectina, gomma e vitamina C; inoltre sono astringenti (utili in caso di diarrea) ed eupeptici, ovvero stimolanti dei processi digestivi, ma anche tonificanti dell’organismo in generale.

Mangiare prugnole provoca un aumento dell’appetito e una sensazione rinfrescante e rivitalizzante; si possono consumare fresche, cotti o sotto forma di sciroppo.
Il liquido di cottura delle prugnole si può utilizzare per effettuare tamponi nasali efficaci per fermare l’epistassi (emorragia nasale); si può usare anche per fare sciacqui e gargarismi in caso di gengivite e di faringite. In fitoterapia i fiori possono essere impiegati in infuso e in decotti per le proprietà diuretiche e lassative. Le foglie sono depurative e spesso sono utilizzate secche per la preparazione di tè.

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