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La scelta di Bianca Balti non è per poche

Prevenzione oncologica

Sanihelp.it – «New Year, New Me». Bianca Balti ha iniziato così il nuovo anno su Instagram, senza veli per mostrare una delle cicatrici della doppia mastectomia profilattica cui si è sottoposta lo scorso dicembre, dopo aver scoperto di essere portatrice sana di una mutazione del gene BRCA (BRCA1) che la espone a un rischio elevato di tumore al seno (rischio fino all’80%) e alle ovaie (oltre il 44%). Come per Angelina Jolie prima di lei, tale scelta non ha mancato di suscitare opinioni di vario tipo, alcune anche francamente disinformate: c’è chi ritiene che abbia fatto una scelta eccessiva, chi provocatoriamente chiede se ha intenzione di farsi asportare tutti gli organi, e chi la taccia di aver semplicemente optato per una soluzione estetica o, ancora, di aver avuto un percorso avvantaggiato, in quanto vip.


L’associazione aBRCAdabra, la prima nata in Italia per le persone con mutazioni patogenetiche BRCA, alla quale la stessa modella si è rivolta, ha quindi deciso di intervenire nel dibattito per fare chiarezza sulle ragioni mediche che fondano decisioni come quella della Balti e per spiegare che non si tratta di un’opzione per poche privilegiate, neppure in Italia: «La chirurgia di riduzione del rischio in Italia è rimborsata totalmente dal sistema sanitario nazionale a tutte le donne portatrici di varianti patogenetiche BRCA che, dopo accurato counseling e all'interno di un percorso multidisciplinare, scelgono di ridurre sensibilmente il loro rischio di ammalarsi fino al 90- 95%» chiarisce la presidente Ornella Campanella. «Per queste donne la chirurgia preventiva, oggi, rappresenta l'unica, e sottolineiamo l'unica, strategia per ridurre drasticamente il rischio di sviluppare un tumore della mammella e/o dell'ovaio nel corso della vita. Questa possibilità deve essere garantita a coloro che la scelgono dopo un adeguato percorso in centri di comprovata esperienza che sono le Breast Unit. Un'informazione che deve essere fornita a tutte le donne affinché possano sentirsi libere di scegliere come gestire il rischio e vivere la propria vita senza essere giudicate».

«Quella della Balti non è affatto una scelta esagerata, ma scientificamente corretta come indicato dalle linee guida internazionali. Come migliaia di donne e uomini, ha avuto il supporto dell' associazione italiana aBRCAdabra, nel suo percorso di informazione, consapevolezza e scelta» aggiunge la chirurga senologa del S.Matteo di Pavia, Alberta Ferrari, co-fondatrice dell'associazione, che continua, indignata: «E non funziona che allora che fai, ti asporti tutti gli organi?: il rischio oncogenetico è organospecifico e la chirurgia è un’opzione solo se asporta organi con la cui assenza si può vivere senza troppi problemi e comunque quando il rischio specifico è molto alto».

Ecco quindi che l’esperienza di Bianca Balti diventa un’utile occasione informativa. L’associazione aBRCAdabra accompagna tutte le persone portatrici di queste mutazioni nel percorso di conoscenza e maturazione consapevole della propria scelta, comprese le donne che in determinate fasi della propria vita non decidono di optare per la chirurgia preventiva ma di seguire un percorso di sorveglianza specifico per le persone BRCA positive, molto diverso rispetto a chi non ha questo rischio. Per saperne di più: www.abrcadabra.it.

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