Sesta malattia
La malattia è anche conosciuta come:
esantema critico, esantema subitum, exanthema subitum, febbre dei tre giorni, febbre esantemica dei tre giorni, pseudorosolia, roseola infantum, rosolea infantum
Febbre alta improvvisa e poi qualche macchiolina qua e là: a volte la sesta malattia non viene neppure riconosciuta. L’alta temperatura può provocare le convulsioni: ecco come comportarsi.
Categoria: Malattie infettive
Che cos’è – Sesta malattia
Sesta malattia: due virus colpevoli
La sesta malattia, detta anche Roseola infantum o Exanthema subitum o esantema critico, è una malattia infettiva acuta benigna che colpisce prevalentemente i bambini di età compresa tra i sei mesi e i due anni. È caratterizzata tipicamente da un episodio febbrile acuto e di breve durata, seguito da un’eruzione cutanea.
È causata da due virus appartenenti alla famiglia degli Herpesvirus (HHV-6: Herpesvirus umano tipo 6 e HHV-7: Herpesvirus umano tipo 7, identificato più recentemente), che infettano i linfociti B.
Ci si contagia con facilità se si viene a contatto con goccioline di saliva di un soggetto con la malattia in corso, specie durante i tre-quattro giorni in cui ha le febbre alta; la si può prendere comunque anche da persone senza disturbi evidenti, che però hanno il virus erpetico di tipo 6 nelle vie respiratorie (portatori asintomatici).
Non dipende dalla stagione, anche se possono registrarsi piccole epidemie nelle comunità infantili in primavera e all’inizio dell’estate.
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Sesta malattia: 10 cose da sapere
1. La sesta malattia riguarda quasi esclusivamente i bambini tra i sei mesi e i due anni. È rara dopo i tre anni.
2. Non esiste un vaccino.
3. Essendo di natura virale, non si cura con gli antibiotici ma tende a risolversi spontaneamente nel giro di qualche giorno.
4. Gli unici farmaci indicati sono gli antipiretici, come il paracetamolo.
5. Non è necessaria la disinfezione degli ambienti.
6. È necessario consultare nuovamente il pediatra se compaiono convulsioni febbrili, durante la fase in cui la temperatura è molto elevata.
7. La febbre alta dura in genere tre giorni e le convulsioni febbrili sono rare (1 caso su 10).
8. Non è necessario un periodo di isolamento: dopo uno-due giorni dallo sfebbramento, quando il piccolo torna a stare bene, può tornare a scuola.
9. Ci si contagia con facilità con il contatto interpersonale con persone anche apparentemente sane, che però hanno il virus erpetico di tipo 6 nelle vie respiratorie (portatori asintomatici).
10. Non dipende dalla stagione, anche se possono registrarsi piccole epidemie nelle comunità infantili in primavera e all’inizio dell’estate.
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Sintomi – Sesta malattia
Le quattro fasi della sesta malattia
Si possono distinguere quattro fasi:
1. fase di incubazione: dura circa 9-12 giorni dal contagio
2. fase della febbre: compaiono febbre alta, sui 39-41° C, che dura circa 3 giorni, irritabilità, gola rossa (lieve e non sempre presente, dovuta a modesta infiammazione delle mucose oro-faringee), scarso ingrossamento della zona dietro l’orecchio e dei linfonodi del collo, raffreddore (non sempre presente), e in un bambino su 10 convulsioni dovute alla febbre alta
3. fase delle macchie: dopo tre-quattro giorni la febbre scende improvvisamente e compaiono macchie rosa tenue (macule o maculo-papule), solo leggermente rilevate, che non danno prurito e sono quasi sempre limitate al tronco e al collo; se ne ritrovano poche sul viso, mai sulle mani e sui piedi
4. fase di guarigione: dopo uno-due giorni (ma a volte già dopo poche ore) attenuazione delle macchie che progressivamente scompaiono, quasi sempre senza desquamazione.
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Cura e Terapia – Sesta malattia
Sesta malattia: attenzione alle convulsioni
Essendo una malattia provocata da un virus, non è disponibile una cura specifica. Si usano, in genere, solo farmaci per la febbre, come il paracetamolo.
Chi usa i rimedi omeopatici può provare con Pulsatilla 9 CH se le chiazze rosse si protraggono per più di 3 giorni. Per attenuare la febbre alta va bene Belladonna 7 CH, 3 granuli ogni ora nella fase acuta e poi più distanziati, e pidioni di rame 20 gocce 3 volte al giorno. Se il piccolo è molto sofferente, possono essergli di sollievo delle spugnature tiepide con acqua e aceto da effettuare su tutto il corpo.
È necessario consultare nuovamente il pediatra se compaiono convulsioni febbrili, durante la fase in cui la temperatura è molto elevata.
Non è necessario un periodo di isolamento definito: dopo uno-due giorni dallo sfebbramento, quando il piccolo torna a stare bene, può tornare a contatto con gli altri bambini.
Come capire se il piccolo ha la febbre
Fronte accaldata, occhi rossi, viso spento: forse il bimbo ha la febbre.
Ma quando è proprio febbre? In linea generale si può considerare febbre un aumento della temperatura corporea superiore ai 37° C se misurata per via ascellare, o ai 37,5° C se misurata per via rettale. Ma tale temperatura può variare da persona a persona e, soprattutto nei bambini, può aumentare in seguito a sforzi, assunzione di pasti o bevande calde, riscaldamento eccessivo dell’ambiente. In tal caso l’aumento della temperatura può essere normale e va quindi solo ricontrollato.
Come misurare la febbre? In linea di massima è meglio non misurare la temperatura subito dopo che il bambino si è alzato dal letto; è meglio dopo che ha fatto colazione.
Nel bambino di età inferiore ai due anni è preferibile misurare la temperatura corporea per via rettale nel seguente modo:
– prendere un termometro prismatico (quelli piccoli per bambini) e, tenendolo saldamente tra indice e medio, scuoterlo con energia fino a che la colonnina di mercurio non sia scesa sotto i 34° gradi
– stendere il bambino sulla schiena sopra un piano rigido (fasciatoio o letto) e con la mano sinistra prendergli le caviglie e alzargli le gambe quasi ad angolo retto
– con la mano destra immergere il bulbo del termometro nell’olio o nella vaselina e poi introdurre delicatamente nel retto del bambino solo il bulbo contenente il mercurio
– stringere le natiche del bambino tenendole ben ferme e aspettare due minuti
– togliere il termometro e leggere controluce la temperatura raggiunta dal mercurio.
Nel bambino più grande, o in presenza di diarrea, è meglio prendere la temperatura corporea per via ascellare. Per fare questo:
– scuotere il termometro portando la colonnina di mercurio sotto i 34° C
– spogliare il bambino e assicurarsi che l’ascella non sia bagnata (in caso contrario asciugarla)
– mettere il bulbo del termometro nella parte più alta dell’ascella, a contatto con la pelle
– tenere il braccio del bambino accostato al torace, così da mantenere più saldamente il termometro in posizione, e aspettare tre minuti; stare sempre con il bambino durante questa misurazione per essere sicuri che sia stata eseguita correttamente
– togliere il termometro e leggere controluce la temperatura raggiunta dal mercurio
-dopo avere scritto la temperatura raggiunta, lavare il termometro con acqua tiepida e sapone, pulirlo con un disinfettante e riporlo nella sua custodia in un luogo sicuro, lontano dalla portata dei bambini.
Appurato che si tratta proprio di febbre, non facciamoci prendere dal panico: la febbre non è una malattia, ma una reazione fisiologica dell’organismo all’attacco di batteri o virus. Per questo motivo è necessario osservare il bambino per rendersi conto di come sta: è pallido? è vivace? ha appetito? ha voglia di giocare? piange continuamente? è molto più calmo del solito?
Osservate anche altri segnali, che di solito accompagnano la febbre: respirazione difficoltosa, naso chiuso, tosse, dolore alle orecchie, difficoltà a muovere la testa, vomito, diarrea. Tuttavia, il più delle volte è necessario aspettare 24 ore prima che questi segni siano evidenti.
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S.O.S. bimbo con febbre: che fare?
Se sospetti che il tuo piccolo abbia la febbre, innanzitutto assicurati sul reale innalzamento della sua temperatura, poi procedi così:
– tienilo in ambiente fresco
– non coprirlo in maniera eccessiva: opta per vestiti leggeri, oppure mutandine e maglietta
– non usare coperte pesanti quando è a letto: così gli permetti di traspirare e di disperdere calore; solo quando sono presenti brividi e il bambino sente freddo è bene coprirlo
– assicurati che sia ben idratato dandogli da bere acqua, tè o camomilla leggermente zuccherati, a piccoli sorsi, a volontà (se il bambino ha vomito o diarrea è necessario fargli bere a piccoli sorsi la soluzione reidratante che il medico avrà prescritto)
– non forzarlo a mangiare, ma concedigli piccoli pasti facilmente digeribili.
– se la febbre supera i 39° C si possono effettuare spugnature con acqua tiepida su fronte, inguine e polsi (non usare invece alcol o ghiaccio).
I farmaci contro la febbre vanno usati nei casi in cui la febbre sia causa di disagio per il bambino: di solito ciò si verifica per temperature superiori ai 38° C ascellari, ovvero ai 38.5° C rettali.
Febbri di lieve entità non richiedono l’uso di farmaci. Fa eccezione il bambino che ha avuto già un episodio di convulsioni in corso di febbre: in questo caso il farmaco per ridurre la febbre andrà somministrato quando la temperatura ascellare supera i 37.5° C
Quando è necessario impiegare un farmaco contro la febbre, è bene utilizzare il Paracetamolo, alle dosi indicate dal pediatra. Di solito una dose è capace di tenere bassa la febbre per 5 o 6 ore. Le dosi possono essere ripetute se la febbre persiste, o ritorna, o crea disturbo al bambino.
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Convulsioni febbrili: consigli anti-panico
Può capitare, nei piccoli al di sotto dei 5 anni, che un rapido innalzamento della temperatura sia improvvisamente seguito da uno o più episodi di convulsioni. Naturalmente la paura di fronte a un avvenimento del genere è tanta. In realtà non c’è di che preoccuparsi: le convulsioni febbrili sono una reazione del sistema nervoso alla febbre che non implica la presenza di una patologia, anzi il bambino che ne ha sofferto è sano e deve condurre una vita normale.
Solitamente le convulsioni si manifestano con perdita di coscienza e scosse degli arti, talvolta con uno stato di irrigidimento o di rilasciamento muscolare. In genere durano alcuni minuti; dopo il bambino può manifestare una profonda sonnolenza che rappresenta il ritorno alla normalità. È eccezionale che si manifesti più di una crisi di convulsioni nel corso di una febbre.
Nella maggior parte dei casi non si verificano nuovi episodi dopo la prima crisi; talvolta invece è possibile assistere alla comparsa di una recidiva o, molto raramente, a più di una, anche a distanza di mesi, ma sempre in presenza di febbre.
Come prevenire il ritorno delle convulsioni? Quando il bimbo ha una temperatura ascellare superiore ai 37,5°C e quella rettale superiore ai 38°C, è necessario:
– verificare che il bambino non sia troppo vestito
– applicare spugnature di acqua tiepida su tutto il corpo
– somministrare il farmaco antifebbrile.
Se si dovesse verificare una nuova convulsione evitate di farvi prendere dal panico: il primo e più tempestivo aiuto deve venire dai genitori, mentre portare il bambino in ospedale o chiamare il pediatra fa perdere del tempo e ritarda le cure. Ricordatevi di:
– non scuotere il bambino
– non schiaffeggiarlo o chiamarlo per nome
– non cercare di bloccarlo.
È corretto invece:
– distendere il bambino in un luogo dove non possa cadere o farsi male
– metterlo su un fianco, per evitare che aspiri muco o materiale vomitato e per impedire alla lingua di ostruire le vie aeree
– liberarlo dai vestiti stretti
– eliminare velocemente dalla bocca la saliva e gli eventuali residui alimentari
– somministrare al più presto un clistere a base di diazepam (5 mg se il bambino è al di sotto dei tre anni, 10 mg se il bambino è al di sopra dei tre anni)
– ripetere il clistere se la prima dose viene espulsa, o se la crisi non finisce in 2-3 minuti.
Quando la crisi finisce, contattate il vostro pediatra.
A volte portare il bambino subito in ospedale è indispensabile, in particolare: se il bambino ha meno di un anno di età, se la crisi non regredisce al secondo clistere e se le crisi si susseguono una dopo l’altra.
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Glossario per Sesta malattia – Enciclopedia medica Sanihelp.it
Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti
agitazione
disturbi dell’alimentazione
anoressia
diminuzione dell’appetito
disturbi dell’appetito
arrossamento
astenia
bubboni
contorcimenti
contorsioni
convulsioni
alterazioni del colore della cute
arrossamento della cute
lesioni della cute
manifestazioni a carico della cute
debolezza
eccitabilità
eccitazione
ematemesi
eritema
esauribilità
mancanza della fame
febbre
mancanza delle forze
ingrossamento zona ghiandolare
impazienza
inappetenza
ipertermia
irrequietezza
irritabilità
ingrandimento dei linfonodi
macchie
ingrossamento della milza
movimenti involontari
nervosismo
alterazioni del colore della pelle
arrossamento della pelle
lesioni della pelle
manifestazioni a carico della pelle
scosse
spasmi
splenomegalia
spossatezza
stanchezza
suscettibilità
innalzamento della temperatura
sangue nel vomito