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parotite

COLLEGAMENTI

Parotite

La malattia è anche conosciuta come:
parotite epidemica, orecchioni, parotite endemica


È più conosciuta con il nome di orecchioni, ma il suo vero nome è parotite. Nell’infanzia è frequente, e come tutte le malattie virali non ha una cura. Alcuni rimedi dolci possono però aiutare il bambino a superare meglio la malattia.
Categoria: Malattie infettive

Che cos’è – Parotite


Parotite: l’epidemia dei piccoli, ma non solo

La parotite è una malattia infettiva, molto contagiosa, causata dal virus Paramyxovirus parotidis, che si localizza in vari organi e tessuti, ma preferenzialmente a livello delle prime vie aeree (faringe, laringe e trachea) e delle ghiandole salivari.

È una malattia conosciuta fin dall’antichità, anche con il nome popolare di orecchioni o gattoni, ed è sempre stata considerata una malattia dell’infanzia. Colpisce maggiormente i bambini di età compresa tra i 5 e i 10 anni, mentre è rara prima dei 2 anni e soprattutto prima del compimento del sesto mese perché, in genere, si è ancora protetti dagli anticorpi materni trasmessi durante la gravidanza (e non, come spesso si crede, durante l’allattamento al seno).
Prima dell’introduzione dei vaccini antiparotite, la maggior parte delle persone veniva infettata prima dell’adolescenza. Non sono mancate, anche in passato, epidemie di parotite in cui il maggior numero di casi veniva riscontrato in adulti.

La parotite è, come il morbillo e la rosolia, una malattia endemo-epidemica: essa è cioè sempre presente nelle collettività, con picchi epidemici ogni 2-5 anni, legati al fatto che i nuovi nati formano gradualmente una massa di soggetti suscettibili all’infezione.
È presente in tutte le stagioni, ma soprattutto in inverno e all’inizio della primavera.

La parotite, sia in forma clinicamente evidente (con sintomi) che, come spesso accade, inapparente (senza sintomi), lascia un’immunità (protezione nei confronti di successive infezioni) che dura per tutta la vita. Anche l’immunità indotta dal vaccino, sebbene inferiore rispetto a quella conferita dai vaccini contro morbillo e rosolia, dura a lungo.

La malattia si trasmette essenzialmente per via aerea, attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. Il periodo di contagiosità, in cui la malattia può essere trasmessa dalle persone infette (con o senza sintomi manifesti) a quelle suscettibili, va da 6-7 giorni prima a 9 giorni dopo la comparsa della tumefazione delle ghiandole salivari; l’infettività è massima nelle 48 ore che precedono tale comparsa. È inoltre raro, ma possibile, venire contagiati da una terza persona o da oggetti con cui è venuto in contatto il malato.

Chi è a rischio? Praticamente tutti, tranne i vaccinati o coloro che sono immuni per avere già contratto la malattia.
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Parotite: cosa succede quando si complica

La parotite è considerata, nei bambini, una malattia a evoluzione benigna, ma non è priva di complicazioni. Queste si verificano in genere quando il bambino sembra volgere verso la guarigione, dalla quarta alla decima giornata. Si annunciano con un rialzo improvviso della temperatura, che era tornata normale, e con un peggioramento delle condizioni generali del piccolo.

Le complicanze più frequenti della parotite sono:
meningoencefalite, che causa febbre, vomito e mal di testa, è la più frequente complicazione della parotite e colpisce 1-2 bambini su 1.000 ammalati, si risolve quasi sempre senza lasciare danni neurologici; gli adulti sono più a rischio di complicazioni di tipo meningoencefalitico rispetto ai bambini e le complicazioni più gravi possono presentarsi anche in corso di infezioni senza la classica sintomatologia delle ghiandole salivari
• infiammazione del nervo acustico: è rara, ma causa sordità neurosensoriale, per azione diretta del virus sulle cellule dell’orecchio interno; la sordità da parotite è a insorgenza immediata, può essere bilaterale, ed è permanente
orchite, un’infiammazione dei testicoli caratterizzata da dolore locale acuto, che colpisce dal 30 al 40% dei casi di infezione in maschi adulti (mentre è eccezionale prima dei 10 anni) e può causare sterilità
• ooforite, che è l’equivalente dell’orchite per le femmine, cioè l’infiammazione dell’ovaio, con conseguente dolore addominale, ma senza riduzione della fertilità
• meningite, dal 4 al 6% dei casi
• pancreatite (4% dei casi), un’infezione attenuata del pancreas che si manifesta con dolore addominale, vomito e stanchezza
• morte, in 1 caso su 10.000.

La sterilità sembra invece una conseguenza molto rara dell’orchite in corso di parotite.
Sembra che le infezioni da virus parotitico contratte nel primo trimestre di gravidanza siano associate a un aumento dell’abortività mentre, anche se il virus viene eliminato anche con le urine e, passando attraverso la placenta, può infettare il bambino, non è stato dimostrato un aumento delle malformazioni fetali.
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Parotite: 7 cose da sapere

Ecco alcune cose utili da sapere a proposito di parotite.

1. Se la tumefazione è stata lievissima o ha colpito un solo lato, la malattia è comunque superata e non ci si riammala una seconda volta dall’altro lato.

2. Se il bambino è venuto a contatto diretto con un soggetto infetto ma non manifesta la malattia, sappiate che talvolta la parotite decorre, invece che con la caratteristica tumefazione della parotide, con l’ingrossamento di altre ghiandole meno visibili, e la malattia viene comunque superata, anche se in questi casi il suo riconoscimento diventa molto più difficile.

3. Non è necessario fasciare la testa al bambino (come veniva fatto in passato), perché l’eccessivo calore potrebbe irritarlo.

4. Non bisogna applicare pomate antinfiammatorie sulla parte tumefatta e gonfia.

5. Non è necessario che il bimbo rimanga a letto. Il riposo assoluto, infatti, non accelera la guarigione e non evita le complicazioni.

6. Non esistono cure per la parotite, ma i rimedi naturali possono risultare utili per lenire i sintomi e rilassare il bambino.

7. Il bambino può rientrare a scuola quando la tumefazione parotidea è risolta.
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Prevenzione – Parotite


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Vaccinazione trivalente: tanti motivi per dire sì

Morbillo, parotite e rosolia sono tre malattie prevenibili con un’unica vaccinazione, detta trivalente e chiamata MPR. 
L’utilizzo di questa formulazione tripla dà dei grandi vantaggi, sia per il bambino, perché consente di vaccinare verso tre malattie con un’unica iniezione, sia per la collettività, poiché fa diminuire la diffusione di tutti e tre i virus e di conseguenza protegge da queste malattie anche gli altri bambini più grandi e gli adulti. Quando almeno il 95% dei bambini della popolazione viene vaccinato, può essere conseguita l’eliminazione della malattia. Infatti la vaccinazione consente un effetto protettivo indiretto anche sui non vaccinati; anche se arrivassero dall’esterno dei malati, questi non sarebbero in grado di contagiare la comunità.
Il vaccino MPR può essere somministrato contemporaneamente ad altri vaccini.

Tutti i bambini dovrebbero essere vaccinati. L’età consigliata è a partire dal tredicesimo mese di età (o comunque non appena il bambino compie il primo anno) ed è importante fornire la protezione vaccinale senza ritardi. Si raccomanda poi una seconda dose all’età di 5-6 anni.
Il vaccino può essere somministrato a qualsiasi età: anche adolescenti e adulti che non sono certi di aver contratto queste malattia possono essere vaccinati, in particolare si consiglia il vaccino alle donne in età fertile.

Il vaccino è ben tollerato e solitamente non dà alcun disturbo. Le eventuali reazioni compaiono dopo 5-12 giorni dalla vaccinazione e comprendono febbre, gonfiore dei linfonodi e raramente puntini rossi sulla pelle (simili al morbillo ma senza pericoli di contagio).
Nessuna precauzione è necessaria per chi viene a contatto con il vaccinato.

La febbre e le malattie acute febbrili non sono di per sé una controindicazione alla vaccinazione. In caso di malattia acuta clinicamente rilevante è bene rimandare la vaccinazione.
Il vaccino non può essere somministrato in presenza di:
• alterazioni del sistema immunitario (per esempio indotte da tumori, leucemie o per terapie che deprimono il sistema immunitario, comprese quelle a base di cortisonici per via sistemica)
• precedenti gravi reazioni allergiche (anafilassi) ai vaccini o alla somministrazione topica o generale di neomicina
• gravidanza: la donna in gravidanza non può essere vaccinata, inoltre la gravidanza deve essere evitata bei tre mesi successivi alla vaccinazione.

Per quanto riguarda un’eventuale reazione del vaccino con l’assunzione di uova, il vaccino antimorbillo non contiene quantità di proteine che possono avere una reazione crociata con l’ovoalbumina. I test cutanei nei bambini allergici all’uovo non sono utili nello stabilire il rischio di reazioni avverse al vaccino.

Se il bambino ha già avuto una delle tre malattie il vaccino è comunque consigliato, perché la diagnosi clinica di queste malattie non è mai certa ed è quindi possibile che il bimbo sia ancora vulnerabile. Stesso discorso nel caso in cui il bambino avesse avuto di recente un contatto con un soggetto malato e quindi potrebbe avere la malattia in incubazione: se si effettua il vaccino e la malattia dovesse insorgere, avrebbe un decorso più mite.

Il vaccino MPR non è obbligatorio ma è raccomandato dal Ministero della Salute e da altri organismi internazionali ed è offerto gratuitamente. Vi è assoluta certezza scientifica che un bambino vaccinato è molto più al sicuro di uno non vaccinato.
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Vaccinazioni: ridurre gli effetti collaterali

Tra il secondo e il terzo mese di vita il bambino deve effettuare delle vaccinazioni obbligatorie: antitetanica, antidifterica, antipolio e antiepatite B. I genitori possono scegliere di associare anche il vaccino contro la pertosse, che viene somministrato insieme con gli altri in un’unica iniezione.
Sulle vaccinazioni sono in corso da molti anni discussioni riguardo la loro obbligatorietà, efficacia e potenziali effetti collaterali. Al di là delle scelte individuale è giusto comunque sottolineare che la legge impone al genitore di sottoporre il bimbo almeno alle vaccinazioni obbligatorie. Vale comunque la pena parlarne con il pediatra, per chiarire ogni dubbio in proposito.

Le vaccinazioni vanno effettuate al bambino sano, che non presenti febbre, disturbi gastrointestinali o altri sintomi di malattia. Nei due giorni seguenti può verificarsi un aumento della temperatura corporea.

È quindi utile sostenere le difese del neonato nel processo di reazione ai vaccini, per ridurre i loro possibili effetti secondari senza interferire con l’attività di profilassi. A questo scopo sono molto validi i rimedi naturali, come:
fiori di Bach: Rescue Remedy (composto da 5 fiori) e Crab apple, cominciando il giorno prima e terminando due giorni dopo la vaccinazione
-rimedi omeopatici: Thuia 200 CH, mezza monodose il giorno prima della vaccinazione, e Sulphur 200 CH, sempre mezza monodose, due giorni dopo il vaccino.

Se nei giorni seguenti la vaccinazione il bambino dovesse avere la febbre, si possono mettere in atto quegli accorgimenti sempre validi in caso di rialzo termico di qualsiasi natura:
-alleggerire l’abbigliamento (evitando spifferi d’aria)
-frizionare la fronte del piccolo con una salvietta imbevuta d’acqua fresca e un po’ di aceto di mele
-intervenire con un antipiretico solo se la febbre supera i 38,5°C, o se il bimbo è sofferente, abbattuto e non reagisce
-non forzarlo a mangiare, ma dargli spesso da bere
-somministrargli decotti di mela o tisane di tiglio
-applicare sulla fronte delle fette di patata cruda
-ricorrere, sempre dietro parere del medico, a fiori di Bach (Willow) o rimedi omeopatici (Aconitum ai primi sintomi, Belladonna se il bimbo è prostrato, Ferrum phosphoricum se al contrario mostra agitazione, suda e non dorme, Chamomilla se è molto irritato).

Se la febbre non cala, o il bambino manifesta un’irritabilità estrema o improvvisa, oppure ha la diarrea, è comunque meglio contattare il pediatra.
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Diagnosi – Parotite


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Parotite: che orecchie grandi che hai!

Dopo un periodo di incubazione, durante il quale il virus della parotite penetra nell’organismo e si moltiplica senza dare significativi disturbi, che può variare da un minimo di 12 a un massimo di 25 giorni (solitamente è di 16-18 giorni), si ha comparsa di:
• malessere generale
• febbre (talvolta)
• mal di testa
• dolori muscolari
• dolore ai lati del collo, sotto l’orecchio, all’apertura della bocca
• dolore e difficoltà a masticare, deglutire e inghiottire soprattutto cibi acidi, tipo agrumi o aceto
• dolori addominali
• perdita dell’appetito
• gonfiore (tumefazione) di una o più ghiandole salivari.

Nella maggior parte dei casi vengono colpite le ghiandole poste ai lati delle orecchie (parotidi), ma la tumefazione può riguardare anche le ghiandole sottolinguali e le sottomandibolari. La tumefazione della parotide, posta davanti e appena sotto l’orecchio, deforma il viso in modo caratteristico, con il lobo dell’orecchio sporgente in fuori, da cui il nome di orecchioni. Davanti il volto appare molto allargato verso la zona del mento; dietro, è come se a ingrossarsi fosse il collo, o meglio, la nuca.

Può insorgere contemporaneamente da tutte e due le parti o da una sola parte e poi divenire bilaterale dopo 1-3 giorni. Il gonfiore aumenta nei primi giorni, poi resta stazionario fino a scomparire entro 10 giorni circa.

Circa un terzo (ma secondo alcune fonti anche il 40-50%) delle infezioni da virus parotitico non si manifesta in forma clinicamente evidente, ma soltanto con una sintomatologia non specifica a livello delle vie respiratorie. Le infezioni inapparenti sono più frequenti negli adulti che non nei bambini, in cui la parotite si presenta soprattutto tra i 2 e i 9 anni.

È sufficiente il rigonfiamento delle parotidi per formulare la diagnosi di parotite, e quindi in genere non sono necessarie indagini cliniche.
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Cura e Terapia – Parotite


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Per curare la parotite, solo coccole e riposo

Essendo una malattia virale, non esistono cure specifiche per la parotite, e neanche per prevenirne le complicanze.

Per le forme non complicate sono sufficienti un adeguato riposo e una dieta leggera e preferibilmente liquida, per mitigare il dolore causato dalla masticazione. Sarebbe bene evitare cibi acidi, salati o molto saporiti (esempi: succhi di agrumi, aceto), che stimolano la secrezione salivare, perché la loro acidità può accentuare il fastidio dovuto all’infiammazione.
Per alleviare il mal di testa, la febbre e il malessere generale, il medico curante potrà consigliare la terapia sintomatica più adatta, per esempio a base di paracetamolo. Anche alcuni rimedi naturali possono risultare utili a questo scopo.

Nel caso di forme complicate, la somministrazione di farmaci e l’eventuale ricorso alla nutrizione per via endovenosa devono essere decisi dal medico.
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Parotite: le cure che "addolciscono" la malattia

OLIGOELEMENTI
Per sostenere il sistema immunitario del bambino e migliorare le sue capacità di reazione alla parotite, sono utili gli oligoelementi rame-oro-argento.

RIMEDI OMEOPATICI
Agli oligoelementi si possono associare rimedi omeopatici scelti fra:
Belladonna 5 CH per abbassare la febbre e lenire l’infiammazione e il dolore: 3 granuli per 4-5 volte al giorno
Mercurius solubilis 5 CH, se la ghiandola infiammata tende anche a suppurare: 3 granuli 3 volte al giorno
Apis 30 CH, se il gonfiore è particolarmente evidente e masticando provoca bruciore: 3 granuli per 4-5 volte al giorno, anche associato a uno dei rimedi precedenti
Pulsatilla 15 CH è utile se il dolore è irradiato all’orecchio e alle ghiandole salivari, con febbre non molto alta.

FIORI DI BACH
Potete anche praticare dei delicati massaggi sulla zona gonfia con Rescue Remedy, un’associazione di fiori di Bach che si trova già pronta, anche sotto forma di pomata.

FITOGEMMOTERAPIA
Ailanthus altissima MG 1 DH è utile in caso di qualunque manifestazione infettiva e infiammatoria interessi le ghiandole salivari.
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Glossario per Parotite – Enciclopedia medica Sanihelp.it


 – Parotite

 – Parotide

 – Orecchioni

 – Orchite

 – Paracetamolo

 – Tumefazione

 – Epidemia

 – Immunita

 – Incubazione


Farmaci


 – MMRVAXPRO*1 FL 1D+SIR S/A+2AGH

 – PRIORIX TETRA*SC 10FL+10SIR+2A

 – PRIORIX TETRA*SC 1FL+1SIR+2AGH

 – PRIORIX*10FL POLV+10SIR SOLV C

 – PRIORIX*1FL POLV+1SIR SOLV C/A

Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti

dolore all’addome
affaticabilità
assenza
astenia
bubboni
cefalea
repulsione per il cibo
coma
conato
confusione
perdita di conoscenza
contorcimenti
contorsioni
convulsioni
perdita di coscienza
debolezza
difficoltà della deglutizione
dolore alla deglutizione
disfagia
ematemesi
emicrania
esauribilità
febbre
mancanza delle forze
dolore ai genitali maschili
dolore ai genitali
gonfiore ai genitali
tumefazione dei genitali
ingrossamento zona ghiandolare
ipertermia
ingrandimento dei linfonodi
lipotimia
mialgie
ingrossamento della milza
movimenti involontari
dolore ai muscoli
nausea
obnubilamento
odinofagia
dolore all’orecchio
dolore alla pancia
dolore al pene
rallentamento
rigetto
rigurgito
scosse
perdita dei sensi
sincope
sonnolenza
spasmi
splenomegalia
spossatezza
stanchezza
stupore
svenimento
innalzamento della temperatura
male di testa
dolore ai testicoli
torpore
dolore alla vagina
dolore al ventre
voltastomaco
vomito
sangue nel vomito
sensazione di vomito

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